Protesta di piazza Tienanmen

Protesta di piazza Tienanmen
parte della Guerra fredda
Manifestanti a Piazza Tienanmen (Pechino), il centro della protesta
Data15 aprile-4 giugno 1989
LuogoPechino e almeno altre 400 città della Bandiera della Cina Cina
Causa
Esito
  • Intervento militare e repressione della protesta
  • Purga di Zhao Ziyang
  • Elezione di Jiang Zemin
  • Morti stimati tra diverse centinaia e diverse migliaia
  • più di 300.000 feriti
Voci di sommosse presenti su Wikipedia

La protesta di piazza Tienanmen[1] (in cinese: 天安门事件 - Tiānānmén shìjiànP) fu una serie di manifestazioni popolari di massa, che ebbero luogo principalmente in piazza Tienanmen a Pechino dal 15 aprile al 4 giugno 1989 e culminato nel cosiddetto massacro di piazza Tienanmen (in cinese: 天安门大屠杀 - Tiān'ānmén dà túshāP), quando l'esercito cinese aprì il fuoco contro i dimostranti con fucili d'assalto e carri armati. La stima dei morti varia da parecchie centinaia a parecchie migliaia, con migliaia di feriti.[2][3][4][5]

Le proteste videro la partecipazione di studenti, intellettuali e operai. Il simbolo forse più noto della rivolta è il Rivoltoso Sconosciuto, uno studente che solo e disarmato si parò davanti a una colonna di carri armati per fermarli. Le fotografie che lo ritraggono sono diventate celebri in tutto il mondo. Nonostante l'esito drammatico e un numero complessivo di vittime (morti, feriti e arrestati) ancora oggi incerto, la protesta diede modo all'estero di conoscere la repressione del governo cinese in tema di diritti umani e libertà di espressione solo dopo anni. Inoltre, gli eventi in Cina infervorarono ancor di più gli animi dei manifestanti europei, dando nuovo slancio alle rivolte contro i regimi dell'URSS e degli altri Stati del Blocco orientale (stati-satelliti) che avrebbero portato alla caduta del muro di Berlino (quindi anche del Blocco orientale) e alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, evento che segna ufficialmente la fine della guerra fredda, avvenuta nel 1991. Le proteste di Tienanmen del 1989 furono un momento critico nella storia moderna della Cina: il programma "Riforma e apertura", avviato dopo la Rivoluzione Culturale entrò in stagnazione e fu ripreso solo dopo il Tour del Sud di Deng Xiaoping nel 1992.[6][7][8] Le riforme politiche della Cina alla fine degli anni '80, tuttavia, si interruppero e fallirono.[9][10]

Ad oggi nel mondo occidentale la protesta viene considerata un evento fondamentale e importantissimo del XX secolo, ma in Cina il solo parlarne è considerato un tabù. Sebbene su internet, giornali e documentari si possano trovare varie testimonianze, filmati e immagini riguardanti la protesta, molti documenti di questi e altri generi sono stati occultati dal Partito Comunista Cinese tramite l'utilizzo di censura e disinformazione[11][12], permesse dal controllo pressoché totale dei mass media. Ciò diviene particolarmente evidente durante le commemorazioni organizzate per l'anniversario del massacro: ogni anno, in occasione del 4 giugno, si tengono marce o fiaccolate nel silenzio dei mezzi di comunicazione e sotto lo stretto controllo delle autorità, che tengono sotto osservazione anche i contenuti pubblicati su internet (motori di ricerca, chat e social network compresi) e i dissidenti relegati agli arresti domiciliari.[13][14][15][16][17][18][19][20][21][22][23][24][25]

Per aggirare la censura di Internet in Cina, si adotta lo stratagemma di riferirsi alla data del 4 giugno come 35 maggio, espressione coniata dallo scrittore Yu Hua.[26]

  1. ^ Cfr. le occorrenze del lemma Tienanmen sui libri di lingua italiana.
  2. ^ (EN) How Many Really Died? Tiananmen Square Fatalities, in Time, 4 giugno 1990. URL consultato il 10 novembre 2020.
  3. ^ (EN) United States Congress Senate Committee on Foreign Relations Subcommittee on East Asian and Pacific Affairs, Sino-American Relations: One Year After the Massacre at Tiananmen Square, U.S. Government Printing Office, 1991. URL consultato il 10 novembre 2020.
  4. ^ (EN) Nicholas D. Kristof e Special To the New York Times, A Reassessment of How Many Died In the Military Crackdown in Beijing (Published 1989), in The New York Times, 21 giugno 1989. URL consultato il 10 novembre 2020.
  5. ^ (EN) Document, su amnesty.org. URL consultato il 10 novembre 2020.
  6. ^ (EN) Anno 1992: il momento di svolta per la politica di riforma e apertura della Cina, su T.wai. URL consultato il 16 maggio 2021.
  7. ^ Deng Xiaoping's Southern Tour (PDF), in Berkshire Encyclopedia of China, 2009.
  8. ^ (EN) The inside story of the propaganda fightback for Deng's reforms, in South China Morning Post, 14 novembre 2018. URL consultato il 1º maggio 2020.
  9. ^ (EN) How has Tiananmen changed China?, in The Washington Post. URL consultato il 19 maggio 2021.
  10. ^ (EN) How China Has Changed Since Tiananmen Square, su FRONTLINE. URL consultato il 19 maggio 2021.
  11. ^ (EN) 23 yrs after Tiananmen massacre, human rights in China non-existent: US - The Indian Express.com
  12. ^ Al Rivoltoso sconosciuto, alla censura di piazza Tienanmen - il Ritaglio.it
  13. ^ (EN) China: Tiananmen's Unhealed Wounds - Two Decades on, Continuing Censorship and Persecution of Survivors and Critics, Human Rights Watch, 12 maggio 2009. URL consultato il 6 aprile 2024.
  14. ^ «Vogliamo le scuse dal regime comunista» - Lettera aperta delle Madri di Tienammen a una settimana dall'anniversario del massacro degli studenti in piazza, Corriere della Sera, 28 maggio 2005. URL consultato il 6 aprile 2024.
  15. ^ Federico Rampini, Il ricordo dei figli di Tienanmen - la primavera che cambiò Pechino, la Repubblica, 13 maggio 2009. URL consultato il 6 aprile 2024.
  16. ^ Cina, 21 anni dopo Piazza Tienanmen resta un tabù, Sky TG 24, 3 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2014).
  17. ^ Ilaria Maria Sala, A 23 anni da piazza Tiananmen, il web censura e Hong Kong ricorda, La Stampa, 4 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2012).
  18. ^ (EN) China censors internet searches and references to Tiananmen massacre, RTE, 5 giugno 2012. URL consultato il 6 aprile 2024.
  19. ^ Piazza Tiananmen, oggi, il Post, 4 giugno 2012. URL consultato il 6 aprile 2024.
  20. ^ Chiara Gagliardi, Ventitré anni fa, piazza Tienanmen: la Città Proibita ancora non riconosce la strage, ilReferendum, 5 giugno 2012. URL consultato il 6 aprile 2024.
  21. ^ Cina, anniversario Tienanmen: arresti e censura sul web, Sky TG 24, 4 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2014).
  22. ^ Chi ha battuto la censura su Tienanmen, il Journal, 4 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2014).
  23. ^ Piazza Tienanmen, 23 anni dopo, Net1News, 4 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2013).
  24. ^ Pechino, cortei e arresti per Tienanmen, la Repubblica.it, 4 giugno 2012. URL consultato il 6 aprile 2024.
  25. ^ Monica Ricci Sargentini, Ventitré anni dopo i morti di Tiananmen attendono ancora giustizia, Corriere della Sera, 4 giugno 2012. URL consultato il 6 aprile 2024.
  26. ^ Simone Pieranni, Quel 35 maggio a Tiananmen, in il manifesto, 3 giugno 2014. URL consultato il 28 aprile 2020.

© MMXXIII Rich X Search. We shall prevail. All rights reserved. Rich X Search