Il Regno di Jugoslavia (in serbo: Краљевина Југославија, in croato e sloveno: Kraljevina Jugoslavija) fu uno Stato della penisola balcanica in Europa, esistito dal 1929 fino al 1941, guidato dalla dinastia reale serba dei Karađorđević.
- ^ Il serbo-croato e lo sloveno sono lingue separate, ma questo non era ufficialmente accettato o universalmente riconosciuto all'epoca, e il "serbo-croato-sloveno" fu dichiarato unica lingua ufficiale (srbsko-hrvatsko-slovenački o srbsko-hrvatsko-slovenski; tradotto anche come "serbocroatosloveno"). Si trattava, in pratica, di serbo-croato.
- ^ Busch, Birgitta; Kelly-Holmes, Helen (2004). Language, Discourse and Borders in the Yugoslav Successor States. Multilingual Matters. p. 26. ISBN 978-1-85359-732-9: 'la lingua ufficiale del Regno era il "serbo-croato-sloveno".'
- ^ Mesić, Milan (2004). Perspectives of Multiculturalism: Western and Transitional Countries. Zagreb: FF Press. p. 322. 'una lingua con triplo nome, chiamata ufficialmente serbo-croato-sloveno'
- ^ Alexander, Ronelle (2013). "Language and Identity: The Fate of Serbo-Croatian". In Daskalov, Rumen; Marinov, Tchavdar (eds.). Entangled Histories of the Balkans. Volume One, National Ideologies and Language Policies. Koninklijke Brill NV. p. 371. ISBN 978-90-04-25076-5. Ora, però, la lingua ufficiale del nuovo stato, il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, portava l'ingombrante nome di 'Serbo-Croato-Sloveno' (srbsko-hrvatsko-slovenački o srbsko-hrvatsko-slovenski)."
- ^ Wojciechowski, Sebastian; Burszta, Wojciech J.; Kamusella, Tomasz (2006). Nationalisms across the globe: an overview of nationalisms in state-endowed and stateless nations. 2. School of Humanities and Journalism. p. 79. ISBN 978-83-87653-46-0. Allo stesso modo, la Costituzione del 1921 dichiarò il serbocroato-sloveno lingua ufficiale e nazionale del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni."
- ^ Il concetto di Stato successore è difficilmente applicabile al Regno di Jugoslavia. L'invasione nazifascista del 1941 portò alla debellatio dello Stato e, secondo il diritto internazionale dell'epoca, i vincitori successero alla cessata entità. Le Nazioni Unite non riconobbero più tale principio, e continuarono le loro relazioni diplomatiche col regio governo in esilio, salvo poi romperle per intrecciarle con il nuovo governo partigiano. A sua volta poi, Tito accettò di sospendere gli effetti della sua proclamazione della repubblica fino alla fine del conflitto, sempre comunque negando il rientro al re, e salvo poi adottare a potere acquisito il celebre stemma recante il 1943 come nascita della repubblica socialista. Bisogna aggiungere inoltre che la Repubblica socialista si pose comunque in continuità giuridica col Regno, configurandosi come una nuova forma istituzionale dello stesso Stato jugoslavo: in tal senso la Repubblica socialista non sarebbe lo Stato successore, bensì lo stesso Stato (così come la Repubblica Italiana non è lo Stato successore del Regno d'Italia ma è lo stesso Stato che ha cambiato la sua forma istituzionale).