Sangha

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Un gruppo di monaci buddisti di diverse tradizioni, durante una celebrazione del Vesak, organizzata dall'UBI.
Monaci tibetani - 2003 - Kalachakra a Bodhgaya, India

Saṃgha anche saṅgha (sanscrito e pāli; in scrittura devanāgarī: संघ; cinese: 僧伽 pinyin: sēngqié, coreano: 승가, seungga, giapponese: 僧伽 sōgya, tibetano: dge-'dun) è il termine sanscrito e pāli che indica, nel suo più ampio significato, la comunità delle quattro assemblee (sanscrito: pariṣad; pāli: parisā) dei monaci (sanscrito bhikṣu; pāli bhikkhu) e delle monache (sanscrito bhikṣuṇī, pāli bhikkhunī), dei laici (upāsaka) e delle laiche (upāsikā) buddiste[1]; nella sua accezione più stretta tale termine indica la sola comunità monastica[2] ed è considerata la più antica istituzione monastica esistente, senza interruzione, dal quinto secolo a.C. La parola, in sanscrito e in pāli, significa "assemblea", "compagnia", "comunità". Il primo saṃgha fu istituito da Gautama Buddha quando accolse come discepoli i primi cinque uomini che accettarono i suoi insegnamenti pronunciati in un parco presso Vārāṇasī[3].

Il saṃgha viene distinto anche come comunità dei "risvegliati", ovvero come āryasaṅgha (pāli ariya-saṅgha, "sangha dei nobili") questo costituito dagli ārya che hanno realizzato uno dei quattro sentieri sovramondani (pāli catu ariya magga) e nel saṃgha ordinario costituito dai praticanti che non hanno realizzato tale stato[4].

Per quanto attiene alla nozione del saṅgha allargato alla componente laicale, secondo fonti del Buddismo Theravāda, anche se questo uso è diffuso, non ve n'è traccia nel Canone pāli (Tipitaka, raccolta canonica della scuola theravāda), né in altri testi originari in lingua pāli appartenenti alla medesima scuola buddista.[5][6][7]. Il Canone pāli, canone afferente alla tradizione theravāda, utilizza la parola parisā (sanscrito, pariṣad) per la comunità buddista estesa ai laici, includendovi monaci, monache e laici che hanno preso i "precetti buddisti" (almeno i primi cinque) e i Tre rifugi[8]. La parola saṅgha, in questo caso rimane a indicare solo la comunità monastica[7][9][10]. "I due gruppi si possono sovrapporre ma non sono necessariamente identici: alcuni membri del saṅgha ideale potrebbero non essere ordinati, mentre vi sono monaci che non hanno raggiunto l'illuminazione[11].

Di converso, per le scuole del Buddismo Mahāyāna, che fanno invece riferimento al Canone cinese e al Canone tibetano, tale termine indica anche quei laici che hanno preso rifugio nei Tre gioielli, che osservano i "precetti del Bodhisattva" e hanno formulato il "voto del Bodhisattva".

  1. ^

    «The Buddhist saṃgha consists of four “assemblies” (Skt., pariṣad; Pali, parisā); they are the monks (bhikṣu; Pali bhikkhu), the nuns (bhikṣuṇī), Pali bhikkhunī, the male lay followers (upāsaka), and the female lay followers (upāsaka).»

  2. ^

    «In the narrower sense of the word, saṃgha refers to the community of monks and nuns only.»

    «In senso stretto, si limita ai monaci, ma in un senso più ampio essa comprende tutti i praticanti, laici e monaci inclusi»

  3. ^

    «The first Buddhist Saṃgha was established by the Buddha himself, Siddhārtha Gautama (c. 563–c. 483 BCE), when he accepted as his disciples five men before whom he had preached his first sermon in a park near Vārāṇasī.»

  4. ^ Philippe Cornu. Op.cit. pag.689
  5. ^ Sangha - By Bhikkhu Bodhi.(November, 2010). http://www.beyondthenet.net/sangha/sng_body.htm Archiviato il 23 settembre 2015 in Internet Archive.
  6. ^ Sangha by Bhikkhu Bodhi
  7. ^ a b Sangha 2005–2012.http://www.accesstoinsight.org/ptf/sangha.html
  8. ^ I tre rifugi - Ajahn Sumedho, su santacittarama.altervista.org. URL consultato il 25 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 2 marzo 2012).
  9. ^ Robinson et al.(2005). "Buddhist Religions: A Historical Introduction". Fifth Edition. Belmont,CA: Wadsworth/Thomson, p. 32.
  10. ^ parisā. http://www.accesstoinsight.org/glossary.html
  11. ^ Spiro, Melford: Buddhism and Society: A Great Tradition and Its Burmese Vicissitudes. (1982). Berkley: University of California. p 279.

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