Storia degli ebrei in India

In India si distinguono tre comunità ebraiche che contano complessivamente circa 6.000 membri (1997), insediate in aree ben distinte: la comunità di Cochin, nel sud del subcontinente, i Bene Israel (Figli di Israele) nella zona di Bombay, e la comunità Baghdadi nei dintorni di Calcutta Si sa tutto a quando risalgano gli Ebrei neri di Cochin e i Bene Israel, ma si suppone che questi gruppi siano piuttosto antichi. Gli Ebrei Baghdadi e gli Ebrei bianchi di Cochin hanno un'origine più recente, legata all'espansione occidentale nella regione.

La particolarità delle religioni indiane, non missionarie e basate sulla realizzazione personale, ha consentito a queste comunità di strutturarsi in caste endogame ben inserite nel tessuto sociale indiano, senza subire alcuna persecuzione né forme di antisemitismo, se si esclude il periodo della colonizzazione portoghese, quando l'Inquisizione fu esportata in India, nei dintorni di Cochin.

La maggior parte degli Ebrei indiani sono emigrati in Israele dopo la creazione dello Stato.

Esistono poi altri due gruppi che rivendicano l'appartenenza ebraica. Il primo è quello dei Bnei Menashe, di lingua mizo, che vivono a Manipur e nel Mizoram; questi si sono proclamati ebrei negli anni 1950 e dicono di discendere dalla tribù di Manasse. Il secondo è quello dei Bene Ephraim (o Ebrei Telogu): un piccolo gruppo che parla il telugu, la cui osservanza data dal 1981.


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