Storia dell'Afghanistan

Voce principale: Afghanistan.

«Il nazionalismo afghano non è smaccato come quello persiano, perché i governanti hanno imparato [...] che il popolo a cui cercano di instillarlo è ancora pronto a lottare, prima di rinunciare alle sue tradizioni per un piatto di lenticchie tecnologiche.»

La storia dell'Afghanistan, il suo sviluppo politico interno, le relazioni internazionali e persino la sua esistenza come stato indipendente sono stati largamente determinati dalla sua collocazione geografica al crocevia dell'Asia centrale, occidentale e meridionale. Nei secoli, onde di popoli migratori hanno attraversato la regione - descritta dallo storico Arnold Toynbee come un "carosello del mondo antico" - lasciandosi dietro un mosaico di gruppi etnici e linguistici. Nei tempi moderni, così come nell'antichità, immensi eserciti hanno attraversato questa regione dell'Asia, stabilendo temporaneamente il potere locale e spesso dominando l'antico Afghanistan.

Gran parte della storia dell'Afghanistan trascorse come parte dei più ampi avvenimenti che si svolsero nell'intero altopiano iraniano. Le popolazioni iraniche che arrivarono in Afghanistan hanno lasciato in eredità le loro lingue (pasthu, dari, ecc.), come pure distinti tratti culturali che molti studiosi e storici come Sir Olaf Caroe, autore di The Pathans, descrive come distintamente iranici: "C'è in effetti un senso per cui tutto l'altopiano dal Tigri all'Indo è un unico paese. Lo spirito della Persia vi ha soffiato sopra, portando una consapevolezza di avere un unico bagaglio culturale, un'unica cultura, un unico modo di esprimersi, un'unità dello spirito percepita fino a Peshawar e a Quetta". Forse non è sorprendente che siano stati il passato iranico e le invasioni islamiche degli Arabi a definire il moderno Afghanistan, mentre il suo passato greco, quello legato ai nomadi dell'Asia centrale e quello buddista e zoroastriano sono scomparsi da lungo tempo.

Anche se per due millenni la zona è stata teatro di grandi imperi e di fiorenti commerci, i gruppi eterogenei dell'area non furono legati in una singola entità politica fino al regno di Ahmed Shah Durrani, che nel 1747 fondò la monarchia che governò il paese fino al 1973. Nel XIX secolo l'Afghanistan si trovò in mezzo alla potenza espansiva degli imperi russo e britannico. Nel 1900, Abdur Rahman Khan (l'"Emiro di Ferro"), guardando indietro ai suoi venti anni di governo e agli eventi del secolo trascorso, si chiese come il suo paese, che stava "come una capra tra questi due leoni [la Gran Bretagna e la Russia zarista], o come un chicco di grano in mezzo a due forti macine del mulino, [potesse] resistere in mezzo alle pietre senza essere ridotto in polvere?"

L'Islam ha giocato forse il ruolo chiave nella formazione della società afghana. Nonostante l'invasione mongola dell'odierno Afghanistan all'inizio del XIII secolo sia stata descritta come più somigliante "a qualche brutale cataclisma provocato dalle cieche forze della natura che a un fenomeno della storia umana", nemmeno un guerriero formidabile come Gengis Khan riuscì a sradicare la civiltà islamica; nel giro di due generazioni i suoi eredi sarebbero diventati musulmani. Un evento spesso non considerato, ma che ciononostante recitò un ruolo importante nella storia dell'Afghanistan (e nella politica dei suoi vicini e dell'intera regione fino ai giorni nostri) fu, nel X secolo, l'ascesa di una forte dinastia sunnita - i Ghaznavidi. La loro potenza impedì l'espansione dall'Iran verso est dello Sciismo, assicurando così che la maggioranza dei musulmani in Afghanistan e nell'Asia meridionale sarebbero stati sunniti. Successivamente potenti dinastie imperiali originarie dell'Afghanistan come i Ghoridi avrebbero continuato a fare dell'Afghanistan una delle principali potenze del Medioevo, come pure un centro culturale che produsse Ferdowsi, Al-Biruni e Khushal Khan Khattak, tra le innumerevoli figure di accademici e letterati.


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