Storia dell'Inghilterra

Voce principale: Inghilterra.
Mappa dell'Inghilterra del 1685 circa

La storia dell'Inghilterra può essere fatta iniziare circa 800 000 anni fa, quando l'isola cominciò a essere abitata. Una presenza umana continuativa risale a circa 13 000 anni fa, alla fine dell'ultimo periodo glaciale, quando fiorì la cultura di Creswell. In Inghilterra, inoltre, sono stati ritrovati numerosi resti risalenti al mesolitico, al neolitico, e all'età del bronzo come dimostrano i siti archeologici di Stonehenge e Avebury. Durante l'età del ferro, l'isola era abitata prevalentemente dal popolo celtico, noto come Britanni, oltre ad alcune tribù belghe come gli Atrebati, i Catuvellauni, i Trinovantes, ecc., stanziati nel sud-est. Nel 43 d.C. iniziò la conquista romana della Britannia; l'impero romano ne manterrà il controllo fino all'inizio del V secolo.

La fine del dominio romano facilitò l'arrivo degli anglosassoni e il loro insediamento è spesso considerato dagli storici come l'origine dell'Inghilterra e del popolo inglese. In poco tempo gli anglosassoni, nati dalla fusione degli Angli e dei Sassoni di origine germanica, fondarono diversi regni con cui stabilirono la loro autorità su tutta l'isola diffondendo, nel contempo, la loro lingua: l'inglese antico. A partire dagli inizi del IX secolo, l'Inghilterra fu oggetto di frequenti scorrerie dei Vichinghi tanto che nel secolo successivo alcuni danesi riuscirono a stabilirsi sull'isola. Durante questo periodo, diversi sovrani anglosassoni tentarono di unire i loro vari regni in modo da poter fronteggiare le invasioni straniere, uno sforzo che portò all'emergere nel X secolo del Regno d'Inghilterra.

Nel 1066 una spedizione normanna invase e conquistò l'Inghilterra. La dinastia normanna, fondata da Guglielmo il Conquistatore, governò il paese per oltre mezzo secolo prima di incorrere in una crisi di successione conosciuta come periodo dell'Anarchia (1135–1154). Dopo l'Anarchia, l'Inghilterra passò sotto il dominio della Casa dei Plantageneti i cui appartenenti rivendicavano alcuni diritti sulla Francia. In questo periodo venne firmata anche la Magna Carta. Una crisi di successione al trono di Francia portò alla Guerra dei Cent'anni (1337–1453), una serie di conflitti che coinvolsero i popoli di entrambe le nazioni e che favorì la diffusione della peste in tutta Europa. Uscita sconfitta dalla guerra, l'Inghilterra precipitò nella guerra delle due rose, una guerra di successione che mise contro due rami della Casa dei Plantageneti: la Casa di York e la Casa di Lancaster. Alla fine Enrico Tudor, dei Lancaster, pose fine al conflitto e fondò nel 1485 la dinastia Tudor.

Sotto i Tudor, e la successiva dinastia Stuart, l'Inghilterra divenne una potenza coloniale. Durante il governo degli Stuart, ebbe luogo la guerra civile inglese tra parlamentari e realisti, che portò all'esecuzione di re Carlo I (1649) e all'istituzione di una serie di governi repubblicani: prima una repubblica parlamentare nota come Commonwealth d'Inghilterra (1649–1653), successivamente una dittatura militare sotto Oliver Cromwell, nota come Protettorato (1653–1659). Gli Stuart tornarono al trono nel 1660, anche se le continue diatribe su religione e potere portarono alla deposizione di Giacomo II durante la Gloriosa Rivoluzione (1688). Nel 1707 l'Inghilterra, che aveva già annesso il Galles nel XVI secolo sotto Enrico VIII, si unì alla Scozia per formare un nuovo stato sovrano chiamato Gran Bretagna. Dopo la rivoluzione industriale, iniziata proprio in Inghilterra, la Gran Bretagna governò su di un vasto impero coloniale, il più grande nella storia dopo quello dell'antica Roma. A seguito di un processo di decolonizzazione avviato nel XX secolo, causato principalmente dall'indebolimento del paese a seguito delle due guerre mondiali, quasi tutti i territori d'oltremare dell'impero divennero paesi indipendenti. Tuttavia, al 2024, il suo impatto culturale appare ancora diffuso e profondo in molti di essi.


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