Storia della Sardegna

Voce principale: Sardegna.

La storia della Sardegna riguarda le vicende storiche relative all'isola della Sardegna.

Situata nel Mediterraneo occidentale, la Sardegna è stata sin dagli albori della civiltà un attracco assiduamente frequentato da quanti navigavano da una sponda all'altra del Mediterraneo in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali.

Ricco di materie prime e di acque, il suo territorio ha sempre favorito il popolamento e l'impianto di insediamenti considerevoli. Fu così che l'isola nella sua storia millenaria ha saputo trarre vantaggio sia dalla propria insularità che dalla posizione strategica, in quanto luogo imprescindibile nella rete degli antichi percorsi.

Nel patrimonio storico e culturale della Sardegna si trovano abbondanti testimonianze culturali indigene, ma anche gli influssi e le presenze delle maggiori potenze coloniali. Con riferimento alle traversie storiche che hanno coinvolto l'isola, lo storico americano John Day ebbe a definire la Sardegna come "una delle più vecchie dipendenze coloniali del mondo"[1].

Secondo una dibattuta tesi dello studioso Giovanni Lilliu, la storia sarda è stata in ogni tempo caratterizzata da ciò che egli definiva come "costante resistenziale sarda"[2], ossia la resistenza millenaria condotta dagli isolani contro i nuovi invasori; nei periodi in cui subirono l'influenza delle maggiori potenze coloniali, secondo l'archeologo, il tessuto di "sardità" o "sarditudine", ovvero il complesso di consuetudini, mentalità e tradizioni del gruppo etnico sardo[3], sarebbe stato custodito attraverso i secoli dalle popolazioni barbaricine che le hanno tramandate fino ai nostri giorni.[4]

  1. ^ John Day, La Sardegna come laboratorio di storia coloniale, in Quaderni Bolotanesi, vol. 16, 1990, p. 36.
  2. ^ Giovanni Lilliu, Antonello Mattone (a cura di), La Costante Resistenziale sarda (PDF), su sardegnacultura.it, Ilisso. URL consultato il 1º marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2012).
  3. ^ Salvatore Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, UTET, vol. XVII, p. 568
  4. ^ Lo studioso Antonello Mattone nella prefazione al libro di G. Lilliu La Costante resistenziale sarda, a pagina 81 (42) così si esprime: . L'incipit del saggio è di rara efficacia. Lilliu ne sintetizza in modo icastico il contenuto: «La Sardegna, in ogni tempo, ha avuto uno strano marchio storico: quello di essere stata sempre dominata (in qualche modo ancora oggi), ma di avere sempre resistito. Un'isola sulla quale è calata per i secoli la mano oppressiva del colonizzatore, a cui ha opposto, sistematicamente, il graffio della resistenza». Egli è convinto che i Sardi, nonostante «l'aggressione di integrazioni di ogni specie», siano «riusciti a conservarsi sempre se stessi» nella «fedeltà alle origini autentiche e pure». È nella resistenza sarda dell'antichità, nel conflitto perenne con Cartagine e Roma che va ricercata «la sostanza della formazione del tessuto culturale, del contesto socio-economico, della struttura spirituale e dell'ordinamento giuridico dell'attuale mondo sardo delle zone interne»: l'accerchiamento «culturale coloniale» ha suscitato negli «antenati barbaricini la psicologia della frontiera», la «carica eroica del balente, lo spirito del ribelle allo statuale che non è il suo». Ai valori della propria cultura il barbaricino è legato «con un rigore etico da anabattista, con la chiusura completa ad ogni acculturazione, diventando una specie di chiesa segregata, una repubblica di santi nuragici». Lilliu trova accenti di epico lirismo per descrivere la resistenza del «mondo barbaricino d'oggi»: un mondo «in tensione continua, aggressivo e braccato insieme, teso verso una frontiera paradiso (le antiche terre perdute con la conquista punica e romana)» che avrebbe rivisto nelle bardane, nelle «temporanee incursioni» e nelle «ricorrenti transumanze pastorali»; un mondo «sempre ritornante, sempre in ritirata verso l'antica riserva, verso la sua casa-guscio […]».

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