Storia di Busto Arsizio

Voce principale: Busto Arsizio.

La storia di Busto Arsizio, secondo le ipotesi avanzate da alcuni storici[1] e in seguito riproposte da cultori di storia locale[2][3][4][5][6], avrebbe visto i suoi albori con i Liguri[7]. La successiva presenza dei Romani, di cui parlano molti autori,[8] è dimostrata dalla distribuzione urbanistica della città.[9]

Nota nell'Alto Medioevo per la concia delle pelli, la prima menzione della città risale al 1053, anno in cui il nome Bvsti viene citato su una lapide situata nella Basilica di Sant'Ambrogio di Milano.[10]

Con decreto del cardinale Carlo Borromeo, il 4 aprile 1583[11] Busto Arsizio, allora sotto il dominio del duca Filippo Maria Visconti, venne staccata dal Vicariato del Seprio e messa a capo di quella che fino a quel momento era la Pieve di Olgiate Olona. Da quel momento ebbe dunque un podestà proprio.

Le origini dell'attività che rese la città un centro tessile di primaria importanza risalgono al Medioevo: nel 1375 "quasi in ogni casa batte un telaio", come testimoniato qualche secolo più tardi dallo storico Pietro Antonio Crespi Castoldi nella sua storia di Busto Arsizio (De Oppido Busti Relationes).[12]

Nella seconda metà dell'Ottocento iniziò lo sviluppo del borgo al di fuori della cinta difensiva, lungo la strà Balon (attuale corso XX Settembre) e la strada Garottola (attuale via Mameli).[13] Il 30 ottobre del 1864 Busto Arsizio ottenne nel Regno d'Italia il titolo di città.[14] Grazie all'intensa attività dell'imprenditore Enrico dell'Acqua, sul finire dell'Ottocento acquistò il duplice profilo di città cotoniera e meccanica, assicurandosi in questo modo il benessere economico.

Molti imprenditori costruirono le proprie ville nello stile in voga nei primi anni del Novecento, stile Liberty, tutt'oggi parte importante del patrimonio architettonico bustocco. A partire dal 1928, la storia della città si intreccia con quella di altri due antichi comuni: Sacconago e Borsano, che divennero quartieri. Oggi Busto Arsizio è un moderno centro industriale e commerciale di oltre 83 000 abitanti[15] che si colloca in una delle zone più industrializzate d'Europa, l'Altomilanese.[16]

  1. ^ Marinoni, 1957, pp. 37-50.
  2. ^ Sito istituzionale di Busto Arsizio - Cultura, su comune.bustoarsizio.va.it. URL consultato il 15 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2008).
  3. ^ La Lingua di Busto Arsizio, su leganordcarmagnola.org. URL consultato il 15 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 15 gennaio 2009).
  4. ^ Giavini, 2002, pp. 17-38.
  5. ^ Rogora, 1981, p. 252 citando Magni-Paciarotti, 1977 parlando di "isola" linguistica.
  6. ^ La Giöbia dai Liguri antichi al Duemila, su www3.varesenews.it. URL consultato il 15 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2009).
  7. ^ Liguri [collegamento interrotto], su chiesasmariabusto.it. URL consultato il 15 novembre 2009.
  8. ^ Ad esempio Francesco Bombognini nel suo libro Bombognini, 1856, p. 87, parlando del locus rovinato dai Galli-Senoni, dice che fu poi ristaurato dai Romani, che stabilirono nell'Insubria le loro colonie, dalle quali sembrano derivare alcune famiglie, come la Lupa anticamente in Busto numerosa, e la Crespi (Crispi) tuttora assai qui estesa.
  9. ^ Magni-Paciarotti, 1977, p. 12.
  10. ^ Bondioli, 1937-54, vol. 1, p. 41.
  11. ^ AA.VV., 1981, p. 40. Nello stesso anno, come si legge alla stessa pagina del libro citato, cadde l'ultima delle sette torri che svettavano nel borgo medievale.
  12. ^ Piano Strategico di Busto Arsizio (PDF), su bustoarsizio.org. URL consultato il 15 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2010).
  13. ^ Spada, 2004, p. 18.
  14. ^ Araldica Civica - Busto Arsizio [collegamento interrotto], su araldicacivica.it. URL consultato il 12 dicembre 2009.
  15. ^ Bilancio demografico mensile ISTAT 2017, su demo.istat.it. URL consultato il 7 maggio 2018.
  16. ^ Parabiago, su parabiago.net. URL consultato il 12 dicembre 2009.

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