Terremoto dell'Aquila Scossa del 14 gennaio 1703 | |
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Data | 14 gennaio 1703 |
Ora | 18:00 (CET) |
Magnitudo momento | 6.8[1] |
Distretto sismico | Appennino reatino |
Epicentro | Tra Accumoli (RI) e Norcia (PG)[2] 42°42′32.4″N 13°10′12″E |
Stati colpiti | Regno di Napoli Stato pontificio |
Intensità Mercalli | XI |
Vittime | circa 3 700[3] |
Posizione dell'epicentro
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Terremoto del 2 febbraio del 1703 | |
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La città dell'Aquila prima del sisma. | |
Data | 2 febbraio 1703 |
Ora | 11:05 (CET) |
Magnitudo momento | 6.7[1] |
Distretto sismico | Aquilano |
Epicentro | Tra Barete e Pizzoli (AQ)[4] 42°26′06″N 13°17′31.2″E |
Stati colpiti | Regno di Napoli Stato pontificio |
Intensità Mercalli | X |
Vittime | oltre 6 000[5] |
Posizione dell'epicentro
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«La città dell'Aquila fu, non è; le case sono unite in mucchi di pietra, li remasti edifici non caduti stanno cadenti.
Non so altro che posso dire di più per accreditare una città rovinata.»
Il terremoto dell'Aquila del 1703, conosciuto popolarmente come il Grande Terremoto,[7] è stato un insieme di eventi sismici verificatisi nel 1703 nell'alta valle dell'Aterno e nell'intera parte settentrionale dell'Abruzzo Ulteriore.[N 1]
La prima grande scossa si verificò il 14 gennaio ed ebbe una magnitudo momento di 6.8[1] con una devastazione pari all'XI grado della scala Mercalli che colpì principalmente Cascia, Leonessa, Montereale e Norcia. Un secondo catastrofico evento si verificò il 2 febbraio, giorno della Candelora, e si stima che abbia avuto una magnitudo momento di 6.7[1] causando devastazioni del X grado della scala Mercalli ed oltre 6 000 vittime;[5] L'Aquila venne praticamente rasa al suolo, con danni gravissimi per ciò che riguarda il suo patrimonio artistico e architettonico.
È noto per essere uno dei più gravi disastri sismici della storia italiana per estensione geografica ed entità delle distribuzioni, nonché la più intensa delle sequenze note agli storici ad aver interessato l'area aquilana dell'Appennino centrale.[7] Nel complesso, l'intera crisi sismica fece registrare 9 671 vittime,[3] di cui 7 694 nell'Abruzzo Ulteriore e 1 977 in Umbria.[8]
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