Venezia marittima

Venezia bizantina prima della conquista dei territori di Padova da parte del re longobardo Agilulfo nel 601.
La laguna di Venezia oggi: l'ambiente lagunare consentì lo sviluppo di nuovi centri urbani - sicuri dalle minacce provenienti dalla terraferma - che costituirono la base della nuova Venetia maritima.

Venezia marittima (in latino: Venetia maritima, in greco: Bενετικὰ, "Venetikà") o Venezia bizantina era un territorio dell'Impero bizantino inquadrato nell'Esarcato d'Italia e corrispondente alla fascia costiera dell'antica Venetia, cioè alle coste degli odierni Veneto e Friuli-Venezia Giulia[1], distinta dall'entroterra della Venezia euganea passata dalla fine del VI secolo sotto il controllo dei Longobardi.

Il territorio interessato era una vasta area periferica dei domini bizantini in Italia, caratterizzata da insediamenti sparsi, senza centri urbani di rilievo. Le precarie condizioni geografiche favorirono nuovi modelli sociali ed economici che si svilupparono dalle tradizionali attività lagunari d'epoca romana come la pesca, la lavorazione del vetro e l'estrazione del sale. Scampata alle invasioni barbariche, la popolazione locale sviluppò inoltre notevolmente il commercio, grazie alla protezione che garantiva il complesso sistema di canali ed isole e grazie ai privilegi fiscali di cui godevano le province bizantine in Italia. La distanza da Bisanzio ed alcune controversie politiche dovute allo scisma tricapitolino causarono inizialmente la nascita di due fazioni in lotta fra loro, variamente schierate ora con i Longobardi ora con i Bizantini, finché le forti autonomie concesse dagli imperatori bizantini furono ufficializzate nella nascita, tra la fine del VII secolo e gli inizi dell'VIII del Ducatus Venetiae.

  1. ^ Ravegnani 2006a, p. 7.

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