XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America

La copia originale del XIII emendamento conservata negli archivi nazionali.

Il XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America abolì ufficialmente e continua a proibire la schiavitù, e, con eccezioni limitate a chi sia stato riconosciuto colpevole di alcuni reati, proibisce i lavori forzati. Prima della sua ratifica, la schiavitù era rimasta legale solo in New Jersey, Kentucky e Delaware; in tutto il resto degli Stati Uniti d'America gli schiavi erano stati liberati grazie all'azione dei governi statali o dal Proclama di emancipazione.

Abraham Lincoln, estensore del proclama, e altri politici statunitensi erano tuttavia preoccupati che il proclama sarebbe stato visto come una misura temporanea dovuta alla guerra, e quindi, oltre a liberare gli schiavi negli Stati in cui la schiavitù era ancora legale, essi sostennero l'emendamento in modo da assicurare l'abolizione permanente della schiavitù.

L'emendamento fu proposto dai deputati alla Camera dei rappresentanti James Mitchell Ashley (repubblicano dell'Ohio) e James Falconer Wilson (repubblicano dell'Iowa) e dal senatore John B. Henderson (democratico del Missouri). Dopo la sua approvazione nel 1865 vennero proposti e approvati altri due emendamenti, che insieme al XIII sono noti come emendamenti della Ricostruzione: il XIV per proteggere i diritti civili degli ex schiavi e il XV che garantì il diritto di voto anche ai nuovi cittadini.


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