Yahweh

Il tetragrammaton YHWH in fenicio (1100 a.C. - 300 d.C.), in aramaico (X secolo a.C.-I secolo d.C.) e in ebraico moderno: le quattro lettere vanno lette da destra verso sinistra
Una finestra con il tetragramma ebraico יהוה (YHWH) nella Chiesa di San Carlo Borromeo a Vienna

Yahweh (in ebraico יַהְוֶה?, anche Yahveh[Nota 1], in italiano anche Jahvè[1] o Iahvè[2]; pronuncia Iavè, /jaˈvɛ/[1][2][3]) è il dio del popolo ebraico. È descritto nella Bibbia ebraica.

Il culto dedicatogli da parte degli ebrei è attestato a partire dall'età del ferro nei regni ebraici di Israele e Giuda,[4] insieme ad altre divinità della religione siro-palestinese,[4] fra cui, in un primo momento, potrebbe aver avuto una consorte femminile, Asherah.[5] L'incertezza è dovuta alla difficoltà di chiarire se i siti archeologici in cui Yahweh è associato ad altre divinità siano siti ebraici o cananei e al fatto che "Asherah" potrebbe indicare non una dea ma un oggetto di culto.

Dopo il periodo dell'esilio babilonese (VI secolo a.C.) Yahweh risulta con certezza essere stato promosso a dio unico nella religione ebraica,[6] soppiantando definitivamente El (dio supremo delle religioni del Vicino Oriente) e assumendone gli attributi (tra cui gli epiteti El Shaddai, "Dio Onnipotente", ed El Elyon, "Dio Altissimo").[7]

Nella Bibbia ebraica, nella quale quindi, secondo la tradizione esegetica, Yahweh ed El sono da interpretare come lo stesso Dio, egli è descritto come potente e creatore (Genesi, 1[8]), ma anche legato da un patto con la famiglia di Giacobbe: severo nel punire le colpe, attento verso i penitenti, a fasi alterne dio locale e dio universale, protettore del popolo d'Israele.


Errore nelle note: Sono presenti dei marcatori <ref> per un gruppo chiamato "Nota" ma non è stato trovato alcun marcatore <references group="Nota"/> corrispondente

  1. ^ a b

    «JAHVÈ. - Nome proprio della divinità nel monoteismo ebraico. Si legge più di 6000 volte nella Bibbia e una volta nell'iscrizione di Mesha, re di Moab (sec. IX a. C.). Nell'originale scrittura semitica, che non segna le vocali, consta di quattro lettere (yōd, , wāw, ) ed è perciò chiamato "nome tetragrammo". Per venerazione, non scevra di qualche superstizione, i Giudei già da più secoli a. C. schivavano di pronunciare quell'augusto nome e vi sostituivano, anche dove stava scritto nella Bibbia, i nomi comuni di Elohim (Dio) o, più spesso, Adonai (Signore); perciò anche nelle più antiche versioni greche (LXX) e latine (Volgata) fu tradotto κύριος, Dominus. Quando più tardi i masoreti (vedi VI, 887) vocalizzarono il sacro testo, alle consonanti del nome tetragrammo apposero le vocali appunto di Adonai, o, raramente, di Elohim.»

  2. ^ a b Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Iahvè", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  3. ^ Luciano Canepari, Iahvè, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
  4. ^ a b Miller, Patrick D (1986). A History of Ancient Israel and Judah, pp. 110-111, Westminster John Knox Press.
  5. ^ Niehr 1995, pp. 54, 57.
  6. ^ Betz 2000, p. 917.
  7. ^ Smith 2002, pp. 33, 47.
  8. ^ Gn 1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.

© MMXXIII Rich X Search. We shall prevail. All rights reserved. Rich X Search