Nonconformismo

Prima pagina di una raccolta di sermoni di Farewell predicati dai ministri nonconformisti nelle loro parrocchie nel 1662.

Nella storia della chiesa britannica, il nonconformismo fu una forma di protestantesimo "non conforme" alla governance e agli usi della Chiesa Anglicana. Il termine venne utilizzato in particolare dopo la Restaurazione della monarchia inglese nel 1660, quando l'Atto di uniformità del 1662 ristabilì le forme della Chiesa Anglicana. Dalla fine del XIX secolo il termine specificamente incluse dei cristiani riformati (presbiteriani, congregazionalisti e calvinisti) oltre a battisti e metodisti. Alcuni dissidenti anglicani come i puritani che violarono l'Act of Uniformity 1559 con pratiche tipicamente radicali, talvolta separatiste, venivano etichettati come nonconformisti.

Secondo la legge e i costumi sociali, i nonconformisti erano ristretti in molte sfere della vita pubblica, dai pubblici uffici, dal servizio civile, dalle università. In Inghilterra e Galles sul finire del XIX secolo i nuovi termini di "free churchman" e "Free Church" iniziarono a sostituire termini come "dissenter" o appunto "nonconformisti".[1]

Un famoso ministro nonconformista nella storia inglese fu Matthew Henry, il quale a partire dal 1710 pubblicò un suo Commentario ancora oggi utilizzato. Isaac Watts fu anch'egli un nonconformista i cui inni religiosi vennero poi cantati anche da altre confessioni religiose cristiane.

Non va confuso con la pratica sociale dell'anticonformismo.

  1. ^ Owen Chadwick, The Victorian Church, Part One: 1829–1859 (1966) p 370

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