Antifascismo in Italia

Voce principale: Antifascismo.
14 Agosto 1944, durante la Guerra di liberazione italiana. Membro della resistenza italiana a Firenze.

L'antifascismo in Italia è l'insieme dei movimenti eterogenei che si contrapposero al regime e alle attività promosse o attuate dal governo fascista di Benito Mussolini tra il 23 marzo 1919 e il 28 aprile 1945, durante il ventennio fascista.

L'antifascismo in Italia fu un fenomeno eterogeneo che coinvolse trasversalmente tutti i ceti e diversi orientamenti politici[1], anche non in modo organizzato, dagli operai fino al personale della pubblica amministrazione, compresi addirittura accademici[2] e ufficiali dell'esercito[3]. Esso si manifestò con varia intensità fin dalla comparsa del movimento fascista: nel gennaio 1925 Mussolini, ormai capo del governo, si assunse la responsabilità dell'omicidio Matteotti, preludendo in modo esplicito all'instaurazione della dittatura, a cui si contrappose in maggio la pubblicazione del Manifesto degli intellettuali antifascisti.

  1. ^ Pavone.
  2. ^ Simonetta Fiori, I professori che dissero no a Mussolini, in La Repubblica, 16 aprile 2000. URL consultato il 15 luglio 2020.
  3. ^ Ad esempio, il capitano Arnaldo Ciaramella e il caporale Giuseppe Bonaventura Tomeo (vd. Aragno, p. 20, Alexander Höbel,"L’antifascismo operaio e popolare napoletano negli anni Trenta Dissenso diffuso e strutture organizzate", Ediesse, 2006, p. 237-238).

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