Arte scitica

Voce principale: Sciti.
Arte scitica
Placca in foggia di pantera per scudo o corazza (oro sbalzato a cesello), VII secolo a.C. - Hermitage[1]
Pettine con scena di caccia (oro), manifattura greca per committenza scitica, IV secolo a.C. - Hermitage[2]
Placca traforata con scena di caccia (oro), i finimenti dei cavalli sono di tipo Xiongnu, Siberia, 280-180 a.C. - Hermitage[3][4][5][6]

L'arte scitica è associata ai popoli conosciuti come Sciti, cioè parlanti le lingue scitiche, costituita principalmente da oggetti decorativi, come gioielli, prodotti dalle tribù nomadi dell'area storica nota come Scizia, oggi divisa tra Asia centrale, parti dell'Europa orientale a est della Vistola e parti dell'Asia meridionale, con i margini orientali della regione solo vagamente definiti dagli Antichi Greci. L'identità dei popoli nomadi delle steppe è spesso incerta e il termine "scita" dovrebbe spesso essere preso in modo approssimativo. L'arte dei nomadi a est del territorio centrale degli Sciti mostra strette somiglianze e differenze e vengono spesso usati termini come "Mondo scito-siberiano". Altri popoli nomadi eurasiatici riconosciuti dagli scrittori antichi, in particolare Erodoto, includono i Massageti, i Sarmati e i Saci/Saka, questi ultimi di origine indo-iranica, mentre le antiche fonti cinesi parlano di Xiongnu o Hsiung-nu. Gli archeologi moderni riconoscono, tra l'altro, le culture di Pazyryk, Tagar e Aldy-Bel, con la più a est di tutte, la successiva cultura Ordos un po' a ovest di Pechino.[7][8][9] L'arte di questi popoli è conosciuta collettivamente come Arte delle steppe.[10]

Nel caso degli Sciti, l'arte caratteristica fu prodotta in un periodo che va dal VII al III secolo a.C.,[11] dopodiché gli Sciti furono gradualmente spostati dalla maggior parte del loro territorio dai Sarmati e ricchi depositi tombali cessano tra le restanti popolazioni scite sul Mar Nero. Durante questo periodo molti Sciti divennero sedentari e coinvolti nel commercio con i popoli vicini come i Greci. Nel periodo precedente, l'arte scitica comprendeva figure animali stilizzate modellate molto vigorosamente, mostrate singolarmente o in combattimento, che ebbero un'influenza duratura e molto ampia su altre culture eurasiatiche fino alla Cina e ai Celti europei.[12][13] Quando gli Sciti entrarono in contatto con i greci all'estremità occidentale della loro area, le loro opere d'arte influirono sull'arte greca e ne furono influenzate; anche molti pezzi sono stati realizzati da artigiani greci per i clienti sciti. Sebbene l'oreficeria fu un'importante manifestazione dell'arte greca antica, molto poco ne è sopravvissuto nel mondo greco e i reperti provenienti dalle sepolture scitiche rappresentano il più grande gruppo di pezzi oggi a nostra disposizione. La commistione delle due culture in termini di artisti, forme, stili e storia degli oggetti pone interrogativi complessi.[14] Molti storici dell'arte ritengono che gli stili greco e scita fossero troppo distanti perché le opere in uno stile ibrido potessero soddisfare pienamente le distinte utenze.[15] Anche altre influenze delle civiltà urbanizzate come quelle della Persia e della Cina e le culture montane del Caucaso hanno influenzato l'arte dei nomadi.[16]

La Cultura di Pazyryk della Siberia, affine alla cultura scita, produsse un'arte simile ma ispirata da modelli cinesi laddove gli Sciti si contaminarono con Greci e Persiani. Negli ultimi anni, gli archeologi hanno trovato reperti preziosi in vari luoghi della zona.

L'arte scitica, in particolare l'oreficeria, è molto apprezzata nelle collezioni museali. Molti dei manufatti più preziosi si trovano nel Ermitage di San Pietroburgo. Più in generale, in tutto l'Occidente gli Sciti e la loro arte sono divenuti famosi grazie a una serie di mostre itineranti in prestito da musei ucraini e russi negli Anni '90 e 2000.

  1. ^ (EN) So JF e Bunker EC, Traders and raiders on China's northern frontier, Seattle : Arthur M. Sackler Gallery, Smithsonian Institution, in association with University of Washington Press, 1995, p. 50, ISBN 978-0-295-97473-6.
  2. ^ Boardman 1993, pp. 131-133.
  3. ^ (EN) Pankova S e Simpson St. J, Masters of the Steppe: The Impact of the Scythians and Later Nomad Societies of Eurasia: Proceedings of a conference held at the British Museum, 27-29 October 2017, Archaeopress Publishing Ltd, 21 gennaio 2021, pp. 218-219, ISBN 978-1-78969-648-6.
    «Inv. nr.Si. 1727- 1/69, 1/70»
  4. ^ (EN) Francfort HP, Sur quelques vestiges et indices nouveaux de l'hellénisme dans les arts entre la Bactriane et le Gandhāra (130 av. J.-C.-100 apr. J.-C. environ), in Journal des Savants, 1º gennaio 2020, p. 37.
  5. ^ (EN) Ollermann H, Belt Plaque with a Bear Hunt. From Russia (Siberia). Gold. 220-180 B.C. The State Hermitage Museum, St. Petersburg, Russia, su flickr.com, 22 agosto 2019.
  6. ^ (EN) Kim MJ, A Study on the Scythian Buckle (PDF), in Journal of Fashion Business, vol. 10, 2006, p. 49.
  7. ^ Jacobson 1995, pp. 2-3, 22-23.
  8. ^ Bunker 2002, pp. 3-4, 23.
  9. ^ Andreeva, pp. 48-56.
  10. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Korkuti
  11. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Artamonov
  12. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Duval
  13. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :2
  14. ^ Jacobson 1995, pp. 1, 4-12.
  15. ^ Boardman 1993, p. 355.
  16. ^ Jacobson 1995, pp. 3-4.

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