Assedio di Budapest

Assedio di Budapest
parte del Fronte orientale della seconda guerra mondiale
Soldati sovietici a Budapest
Data29 ottobre 1944 - 13 febbraio 1945
LuogoGrande Alföld e Budapest, Ungheria
EsitoVittoria romeno-sovietica
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
330.000 tedeschi e 110.000 ungheresi con circa 400 carri armati[1]; forze accerchiate a Budapest: 115.000 (di cui 50.000 tedeschi[2])circa 719.000 uomini[3] (di cui 170.000 all'assalto della città) con circa 1500 carri armati
Perdite
50.000 morti e 138.000 prigionieri (tedesco-ungheresi, periodo 27 ottobre 1944-14 febbraio 1945)[4]80.000 morti, 240.056 dispersi e feriti, 1766 mezzi corazzati[3]
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L'assedio di Budapest (o battaglia di Budapest, nella letteratura tedesca Schlacht um Budapest, nella storiografia sovietica indicata come operazione Budapest - Будапештская операция, Budapeštskaja operacija[3]) fu un sanguinoso e prolungato scontro combattuto tra l'Armata Rossa (con il concorso di numerosi reparti del Forțele Terestre Române) e la Wehrmacht tedesca, supportata dai suoi alleati ungheresi, durante la seconda guerra mondiale sul fronte orientale per il possesso della capitale magiara. Il violentissimo combattimento finale tra le forze tedesco-ungheresi rimaste accerchiate a Budapest dal 26 dicembre 1944 e le truppe d'assalto sovietiche (protrattosi per oltre un mese all'interno della cerchia cittadina) giunse al termine di una serie di offensive lanciate dall'Armata Rossa in Ungheria a partire dal 29 ottobre 1944, che provocarono aspri e ripetuti scontri con le riserve corazzate tedesche tenacemente decise, secondo le direttive di Hitler, ad impedire una vittoria sovietica.

Le operazioni si conclusero il 13 febbraio del 1945 con la distruzione di gran parte dei reparti accerchiati e la resa delle residue forze tedesche a Budapest, quando ormai gran parte del territorio ungherese era in mano sovietica.

  1. ^ Glantz e House, p. 330. A gennaio 1945 le forze corazzate tedesche aumentarono con l'arrivo del 4º Panzerkorps-SS forte di circa 260 carri armati, in Glantz e House, p. 348.
  2. ^ Heiber, vol. II, p. 349.
  3. ^ a b c Glantz e House, p. 330.
  4. ^ Erickson, p. 446.

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