Battaglia del monte Ortigara parte del fronte italiano della prima guerra mondiale | |||
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Il monte Ortigara in una foto del 1917 ripresa dai reparti austroungarici | |||
Data | 10-29 giugno 1917 | ||
Luogo | Altopiano dei Sette Comuni Trentino orientale, alto Vicentino | ||
Esito | Vittoria austro-ungarica | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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Effettivi | |||
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Perdite | |||
Dati dettagliati su effettivi e perdite si trovano nel corpo della voce. | |||
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La battaglia del monte Ortigara fu combattuta dal 10 al 29 giugno 1917 tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico sull'altopiano dei Sette Comuni, durante la prima guerra mondiale. Lo scontro vide impegnata la 6ª Armata italiana del generale Ettore Mambretti, che attaccò in forze il settore austro-ungarico difeso dall'11ª Armata del generale Viktor von Scheuchenstuel. Seppur oggigiorno l'attacco viene ricordato soprattutto per le cruente schermaglie che impegnarono gli Alpini per il possesso del monte Ortigara, era stato invece congegnato per riconquistare le vaste porzioni di territorio perse sull'altopiano durante la Frühjahrsoffensive ("offensiva di primavera") austro-ungarica del maggio 1916.
Questa parte del fronte, che inizialmente il capo di stato maggiore dell'esercito Luigi Cadorna considerava di secondo piano rispetto al fronte isontino, assunse nel trascorrere del conflitto una sempre maggiore importanza strategica. Ciò divenne palese nel 1916, dopo che gli austro-ungarici fecero capire ai comandi italiani che uno sfondamento lungo quella parte del fronte avrebbe consentito al nemico di entrare nella Pianura Padana e di prendere alle spalle le armate situate sul Carso e sull'Isonzo.
Il Comando supremo militare italiano decise che il fronte interessato dall'attacco si sarebbe strutturato lungo 14 chilometri, principalmente su un terreno situato tra i 1 700 e i 2 100 metri d'altitudine, che nelle zone più elevate presentava singolari caratteristiche carsiche, tali da renderlo severo, spoglio e privo di risorse, soprattutto idriche. Per assicurare il supporto logistico all'enorme massa di uomini e di materiali, che gli alti comandi intendevano schierare lungo il fronte, venne avviata la realizzazione di acquedotti e di imponenti lavori stradali lungo tutto il settore degli altipiani.
Nonostante il grande impegno profuso, i comandi italiani non seppero gestire al meglio le situazioni e gli imprevisti; i tentativi di avanzata furono diversi e spesso poco concreti e mal gestiti. Al contrario il sacrificio di vite umane fu altissimo, e dopo quasi venti giorni di battaglia la 6ª Armata ordinò il ripiegamento sulle posizioni di partenza, dichiarando di fatto il completo fallimento dell'offensiva.
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