Battaglia dello Yarmuk

Battaglia dello Yarmūk
parte della conquista musulmana della Siria
Il campo di battaglia in Giordania situato a 8 chilometri di distanza, in mezzo alle gole nella fotografia
Data20 agosto 636
LuogoFiume Yarmuk
EsitoVittoria musulmana
Modifiche territorialiperdita di Siria e Palestina da parte dei bizantini
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
35.000–60.000
(stime moderne) 50.000–300.000
(fonti primarie)
15.000–80.000
(stime moderne) 100.000–200.000
(fonti primarie)
Perdite
15.000 uccisi[3]35% o 30.000+ uccisi
(stime moderne)[3][4]
60.000–70.000 uccisi
(fonti primarie)
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La battaglia dello Yarmūk (in arabo معركة اليرموك?, Maʿrakat al-Yarmūk, o del Yarmuk, indicato anche Hieromyax) fu in realtà una campagna militare articolata lungo sei giorni tra il Califfato dei Rashidun e l'Impero romano d'Oriente, nell'agosto del 636, vicino al fiume Yarmūk, lungo quello che oggi è il confine tra Siria e Giordania, a sud-est del Mare di Galilea.
La campagna si rivelò uno dei fatti d'arme maggiormente decisivi della storia[5][6] e segnò la prima grande ondata di espansione islamica dopo la morte di Maometto, sancendo così la rapida avanzata dell'Islam nelle province della Siria e della Palestina. La battaglia è considerata un'impresa memorabile di Khālid b. al-Walīd, che consolidò la sua reputazione di grande stratega e comandante di cavalleria.[7]

La gola del fiume Yarmūk (un affluente di sinistra del fiume Giordano) è una località che si trova in Siria meridionale, presso le alture del Golan. Qui fu combattuta una serie di dure battaglie tra l'esercito bizantino e quello degli Arabi musulmani, guidati da Khālid b. al-Walīd, tra cui la battaglia di Thaniyyat al-ʿUqāb. Questi ultimi rivolsero massicciamente tutta la loro potenza militare contro i romani.

Si erano già avute alcune scaramucce e incursioni effettuate dagli Arabi un paio di anni prima, tutte terminate con la distruzione di accampamenti romani e la conquista delle città dove erano stanziati, nella regione della Transgiordania. L'imperatore romano d'oriente Eraclio I era appena uscito da una sanguinosa guerra contro i Persiani, dei quali aveva avuto ragione a caro prezzo. Tuttavia decise di reagire contro gli attacchi arabi che minacciavano i confini del suo impero. La felice scelta del terreno operata da Khālid b. al-Walīd valse già in partenza a impostare l'esito finale della battaglia in senso favorevole agli Arabi musulmani.

Più che di battaglia è corretto parlare di "campagna dello Yarmūk", visto che gli scontri si reiterarono per oltre un mese. I Romani, sotto il comando operativo di Vahan e di Teodoro Trithyrius, erano appoggiati dagli Arabi ghassanidi, anch'essi cristiani, al comando del loro sovrano Jabala ibn al-Ayham. Il totale dei combattenti cristiani era di 40.000-70.000 uomini (ma con gravi problemi di logistica), mentre quello dei musulmani era assai minore, in grado però di sostentarsi senza problemi di demoralizzazione fino ai ripetuti scontri che si produssero lungo l'arco del mese di luglio-agosto. In quel periodo dell'anno il calore era infatti assai sensibile per le truppe bizantine, non perfettamente adattate al clima e abbastanza pesantemente armate (almeno rispetto a quelle arabo-musulmane), e all'interno delle cui file non mancavano tra l'altro frizioni fra Arabi, Greci ed Armeni.

Le fonti romane parlarono di tradimento da parte di Vahān, accusando anche di mancato aiuto il funzionario del tesoro di Damasco, Manṣūr, figlio di Sergius. La realtà è che la superiore mobilità araba, la sua capacità di affrontare la dura vita di bivacco e l'alto morale generato dalla loro nuova fede ebbero la meglio sulle tattiche abbastanza statiche bizantine, sui loro problemi di approvvigionamento e sulla demoralizzazione causata dal mancato regolare pagamento ai soldati, senza contare le superiori capacità tattiche e strategiche della "Spada di Allah": un generale che non perse mai uno scontro a cui partecipò[8], cementando in questa battaglia la sua reputazione di uno dei più grandi strateghi della storia.[9]

  1. ^ Kennedy 2006, p. 45.
  2. ^ Nicolle, 1994.
  3. ^ a b Akram 2004, p. 425.
  4. ^ Britannica (2007): "More than 50,000 Roman soldiers died" (più di 40.000 soldati romani furono uccisi)
  5. ^ Walton, p. 30.
  6. ^ Nicolle, p. 6.
  7. ^ Nicolle, p. 19.
  8. ^ Sword of Allah: Khalid bin Al-Waleed.
  9. ^ Nicolle, David (1994), Yarmuk 636 A.D.: The Muslim Conquest of Syria, Osprey Publishing, ISBN 1-85532-414-8.

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