Battaglia di Cassino parte della campagna d'Italia della seconda guerra mondiale | |||
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Soldati polacchi all'interno delle rovine dell'abbazia di Montecassino | |||
Data | 17 gennaio - 18 maggio 1944 | ||
Luogo | Cassino, valle del Liri | ||
Esito | Vittoria alleata | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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La battaglia di Cassino (in inglese Battle of Cassino, in tedesco Schlacht um Monte Cassino, comunemente conosciuta anche come battaglia di Montecassino) si svolse tra il gennaio e il maggio 1944 tra le forze alleate e quelle tedesche durante la campagna d'Italia nella seconda guerra mondiale.
La 5ª Armata statunitense del tenente generale Mark Clark, che riuniva anche forze provenienti da paesi alleati, dopo il vittorioso sbarco a Salerno assaltò la linea Gustav, difesa dalle esperte truppe tedesche della 10ª Armata comandata dal colonnello generale Heinrich von Vietinghoff. Il perno difensivo tedesco era rappresentato dall'abitato di Cassino, che controllava l'accesso alla valle del Liri, e dall'abbazia di Montecassino, che sovrastava la valle e permetteva ai difensori di controllare i movimenti delle truppe nemiche. La valle era considerata l'unica via d'accesso agevole per le colonne di uomini e mezzi alleati in avanzata verso Roma e divenne, quindi, fulcro della difesa tedesca. La battaglia degenerò in un'accanita guerra di posizione che, per lunghi momenti, fu molto simile alla lotta tra trincee che aveva contraddistinto la prima guerra mondiale[2][3].
La battaglia fu caratterizzata anche dal discusso bombardamento aereo alleato che distrusse la secolare abbazia, atto che procurò molte critiche ai comandi anglo-statunitensi, a cui vennero fatti presenti i fallimentari attacchi contro le posizioni difensive tedesche e il deludente sbarco di Anzio. Dopo un difficile inverno, in cui riuscirono a rinforzare e riorganizzare le proprie truppe, gli Alleati lanciarono l'imponente operazione Diadem a metà maggio: l'attacco dalla costa tirrenica fino a Cassino, e dalla testa di ponte di Anzio, riuscì a mettere in crisi e infine a spezzare la resistenza tedesca, tanto che le forze alleate si ricongiunsero e poterono aprirsi la strada per Roma. Il comandante in capo tedesco in Italia, feldmaresciallo Albert Kesselring, non volle combattere per la capitale e ordinò la ritirata sulla successiva linea difensiva, la linea Gotica, lungo la quale il fronte italiano si stabilizzò fino alle ultime settimane della guerra.
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