Battaglia di Salamina

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Battaglia di Salamina
parte della seconda guerra persiana
Immagine satellitare dell'isola di Salamina: lo stretto è lo specchio d'acqua che si trova al centro, dei cui accessi quello di destra fu teatro dello scontro.
Data23 settembre 480 a.C.
Luogostretto di Salamina
Causatentativo di conquista del Peloponneso da parte dell'impero achemenide
Esitovittoria greca
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
371-378 navi300-1207 navi
Perdite
40 navi200-300 navi
Voci di battaglie presenti su Wikipedia
(GRC)

«Ξέρξης - ὀλοοὺς ἀπέλειπον
Τυρίας ἐχ ναὸς ἔρροντας ἐπ' ἀχταῖς
Σαλαμινιάσι, στυφελοῦ θείνοντας ἐπ' ἀχτᾶς.»

(IT)

«Serse - Morti li abbandonavo
da una nave tiria, mentre perivano
sul lido di Salamina, urtando l'aspra costa.»

La battaglia di Salamina fu uno scontro navale che si svolse probabilmente il 23 settembre del 480 a.C., in piena seconda guerra persiana. Vide contrapposti una lega panellenica, comandata da Temistocle ed Euribiade, e l'Impero achemenide, comandato invece da Serse I di Persia. Teatro dello scontro fu lo stretto tra Atene e l'isola di Salamina, sita nell'attuale golfo Saronico.

Per bloccare l'avanzata persiana, un contingente limitato di Greci sotto comando spartano aveva ingaggiato la battaglia delle Termopili e la flotta a prevalenza ateniese aveva combattuto presso Capo Artemisio ottenendo rispettivamente una sconfitta e una sostanziale parità dovuta alla ritirata verso Salamina, seguita all'apprendimento dell'esito del contemporaneo scontro. Superato il passo delle Termopili, i Persiani erano penetrati in Beozia e in Attica, conquistando queste due regioni e costringendo i Greci ad allestire una linea difensiva all'altezza dell'istmo di Corinto.

Nonostante lo svantaggio numerico, la lega panellenica capitanata dal generale ateniese Temistocle, fu da lui costretta a intraprendere un secondo scontro con la flotta avversaria, nella speranza che una vittoria navale allontanasse il pericolo di un attacco via mare del Peloponneso; anche Serse I era ansioso di poter scendere nuovamente a battaglia. Il sotterfugio escogitato da Temistocle scompose i piani del Gran Re e la flotta persiana, accecata dall'apparenza di una vittoria semplice, entrò nello stretto di Salamina tentando di bloccare lì le navi greche con una manovra di accerchiamento.

Tale era l'angustia dello stretto, inadatto al combattimento di un così gran numero di navi, che il territorio si rivelò ben presto inadatto alle massicce navi persiane, impedite fra di loro nel compiere le manovre. Cogliendo l'opportunità propizia, la flotta greca si dispose per la battaglia e riuscì a ottenere una vittoria decisiva.

Perduta la flotta, essenza vitale del suo esercito, Serse ritornò in Asia con la gran parte dei soldati rimanenti e concesse a Mardonio di scegliere alcune unità per portare a termine la conquista della Grecia: quanti passarono sotto il suo comando vennero tuttavia sconfitti l'anno successivo durante la battaglia di Platea, quasi contemporanea alla battaglia di Micale che si svolse in Asia.

Dopo questa guerra i Persiani rinunciarono a qualsiasi altro tentativo di conquistare l'entroterra greco: si può dire che gli scontri di Salamina e Platea segnarono il punto di svolta nel contesto degli scontri tra Greci e Persiani, dato che da allora i Greci cominciarono una politica aggressiva nei confronti degli avversari che ebbe l'apice della propria pericolosità con la battaglia dell'Eurimedonte.

Un gran numero di storici ritiene che una eventuale vittoria persiana avrebbe ostacolato lo sviluppo della civiltà greca e in senso più esteso di quella occidentale, affermando quindi che questa battaglia sia stata una delle più importanti di tutti i tempi.[1]

  1. ^ Hanson, pp. 12–60.

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