Caccia da inseguimento

Caccia alla seguita presso il castello di Powderham nel Devon, Inghilterra (2005).

La caccia alla seguita o caccia da inseguimento (più frequentemente indicata coi termini francesi di vénerie, chasse à courre o chasse à bruit o in latino venatio clamosa), altre volte caccia per sfinimento o genericamente caccia coi cani, è un metodo di caccia ancestrale che consiste nell'inseguire la selvaggina (tradizionalmente cervi, cinghiali, caprioli, volpi o lepri) con una muta di cani, sino allo sfinimento della preda (caccia per sfinimento). La caccia avviene però esclusivamente grazie al fiuto dei cani e al loro istinto predatore. Il ruolo dell'uomo, generalmente un cavaliere per l'ambiente in cui essa si svolge, consiste nel controllare lo svolgimento dell'attività e nel finire poi la preda per recuperarla.

La caccia alla seguita era praticata in Francia, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Irlanda, Italia e Portogallo. In Italia la caccia alla seguita era rivolta prevalentemente a cervi, cinghiali, lepri e lupi.

Controversa sotto certi aspetti, la chasse à courre è stata vietata in Belgio dal 1995. In Germania venne abolita nel 1934 sotto il regime nazista e in Gran Bretagna, dove è stata abolita per legge nel 2005, è stata rimpiazzata da una versione sportiva e non offensiva, con l'odorato dei cani stimolato artificialmente con l'uso di esche artificiali, con lo scopo di mantenere efficiente l'istinto e le condizioni fisiche delle mute da caccia[1].

Patrono dei cacciatori, e in particolare di quelli che praticano la caccia alla seguita, è Sant'Uberto, in riferimento al fatto che, proprio durante una battuta di caccia al cervo, all'apparire di un grandioso animale con una croce luminosa tra le corna, ebbe la propria chiamata alla vita religiosa.[2]

  1. ^ Quentin Vasseur, Comment les pays étrangers pratiquent (ou non) la chasse à courre ?, su France TV Info.fr, 13 gennaio 2018.
  2. ^ A tal proposito, si ricorda che sia la palazzina di caccia di Stupinigi che la reggia di Venaria Reale, in Piemonte, hanno cappelle dedicate alla figura di Sant'Uberto, patrono dei cacciatori e propiziatore delle cacce.

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