Caso obliquo

Il caso obliquo, in linguistica, indica un caso grammaticale non specificato della flessione che non sia né accusativo, né nominativovocativo, essendo questi tre detti casi retti. Collettivamente, i casi obliqui sono quindi l'insieme di tutti i casi diversi da nominativo, accusativo e vocativo (in questa situazione non si parla quindi di un caso grammaticale a sé stante), mentre in alcune lingue si tratta dell'unico caso diverso dai retti e ha quindi valore individuale. In quest'ultimo caso, ad esempio, può indicare il complemento di specificazione, di origine, di termine (oggetto indiretto), di materiale, di compagnia, di unione, di agente, di causa efficiente, di causa, di fine/scopo, di argomento, di stato in luogo, di direzione, di moto a luogo e da luogo... La differenza tra questi complementi viene solitamente rimarcata con l'aggiunta di una preposizione. A volte una determinata preposizione regge obbligatoriamente il caso obliquo.

È presente in particolare come singolo caso non retto nelle lingue del Medio Oriente come l'arabo (sia classico/coranico sia arabo moderno standard), lo zazaki e il curdo. In più, è presente nelle lingue asiatiche come l'hindi, il bengali e il singalese. In greco antico, nella declinazione del duale può trovare applicazione l'utilizzo del caso obliquo come caso a sé, dato che tale numero presenta solo due uscite, una comune per tutti i casi retti (nominativo, accusativo, vocativo) e una per il caso obliquo (comune per genitivo e dativo).


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