Colonialismo italiano

Colonie italiane
Colonie italiane - Localizzazione
Colonie italiane - Localizzazione
Carta acronica del Regno d'Italia e dei suoi possedimenti nel periodo 10 giugno 1940 - 8 settembre 1943
Dati amministrativi
Lingue ufficialiItaliano
Lingue parlateItaliano, Arabo, Somalo, Amarico, Berbero, Croato, Greco, Albanese, Cinese e altre lingue
Inno
CapitaleRoma
Dipendente daBandiera dell'Italia Regno d'Italia (1882-1946)
Bandiera dell'Italia Repubblica Italiana (1950-1960)
Politica
Forma di StatoColonie, protettorati e amministrazione fiduciaria dipendenti dallo Stato italiano
Forma di governoMonarchia costituzionale (1882-1946)[1]
Repubblica parlamentare (1950-1960)
Nascita10 marzo 1882 con Umberto I
CausaAcquisto di Assab
Fine1° luglio 1960 con Giovanni Gronchi
CausaIndipendenza della Somalia
Territorio e popolazione
Bacino geograficoAfrica orientale (Eritrea, Somalia, Etiopia), Africa settentrionale (Libia), isole del Mar Egeo (Dodecaneso), Cina (Tientsin)
Massima estensione~4000000 km² nel 1940
Popolazione~12 000 000 nel 1940
SuddivisioneCfr. l'articolo dedicato
L'Impero italiano alla sua massima espansione nel 1942.
Evoluzione storica
Preceduto daBandiera dell'Impero ottomano Impero ottomano

Bandiera dell'Etiopia Impero d'Etiopia
Impero cinese

Succeduto daBandiera della Francia Bandiera del Regno Unito Amministrazione alleata della Libia
Bandiera del Regno Unito Amministrazione militare britannica della Somalia
Bandiera dell'Etiopia Impero d'Etiopia
Bandiera della Grecia Regno di Grecia
Bandiera della Repubblica di Cina Repubblica di Cina
Bandiera dell'Albania Occupazione tedesca del Regno d'Albania
Ora parte diBandiera della Cina Cina
Bandiera della Grecia Grecia
Bandiera della Libia Libia
Bandiera dell'Etiopia Etiopia
Bandiera dell'Eritrea Eritrea
Bandiera della Somalia Somalia
Bandiera dell'Albania Albania

Il colonialismo italiano fu un periodo compreso tra il 1882 e il 1960, durante il quale l'Italia intraprese una serie di spedizioni con lo scopo di avviare, e successivamente espandere, un proprio dominio coloniale, soprattutto in territorio africano.

Il trentennio tra il 1885 e il 1913 coincise con l'età dell'imperialismo[2], dove le potenze europee trasformarono i loro vasti imperi informali, mantenuti con l'influenza militare ed economica sui territori d'oltremare, in imperi formali, con la conquista militare dei territori e il loro dominio diretto[3]. In meno di trent'anni le nazioni europee si spartirono il mondo, e con l'avvento del Novecento la fase più consistente di questa espansione era ormai compiuta cosicché nel quindicennio successivo i maggiori imperi coloniali furono soprattutto impegnati ad assestare e consolidare il controllo sui territori reciprocamente riconosciuti nel ventennio precedente. Fu il Regno d'Italia a fare eccezione a questo ritmo generale[4]. Arrivata senza alcun possedimento nell'età dell'imperialismo, l'Italia liberale diede formalmente inizio alla propria esperienza coloniale con l'espansione in Eritrea (tra il 1882 e il 1890), usata come trampolino di lancio per il fallimentare tentativo di conquista dell'Etiopia, concluso con il disastro di Adua nel 1896. Nel 1901, sulla scia dell'intervento delle nazioni europee in Cina a seguito alla ribellione dei Boxer, l'Italia ottenne una piccola concessione a Tientsin. Tra il 1889 e la prima decade del Novecento vennero poste le basi per la penetrazione economica e amministrativa in Somalia, i cui confini vennero definiti nel 1908 con un accordo italo-etiopico che diede vita alla Somalia italiana.

Lo sforzo maggiore dell'Italia liberale per ottenere un proprio impero in Africa si ebbe con la guerra di Libia. L'Impero ottomano all'epoca controllava le regioni nordafricane di Cirenaica e Tripolitania, e il governo Giolitti intraprese una guerra che di fatto fu combattuta prima contro la resistenza anti-coloniale turco-libica e poi solo libica. Con il trattato di Ouchy, firmato nell'ottobre 1912, Costantinopoli si impegnò a ritirare i propri ufficiali e la Libia poté essere annessa all'Italia, anche se il controllo effettivo dell'interno di questa colonia sarebbe stato ancora a lungo un obiettivo piuttosto che una realtà[5]. Alla vigilia della prima guerra mondiale l'Italia possedeva un oltremare quantitativamente piccolo, che sul totale generale delle superfici coloniali occupate da europei pesava poco meno del 4%, con una popolazione forse dello 0,3%[6].

Durante la Grande Guerra le vicende coloniali giocarono un peso limitato per l'Italia, sia perché non potè partecipare ad alcuna operazione militare contro i possedimenti tedeschi in Africa, sia perché il comando supremo dell'esercito rifiutò sempre l'ipotesi di destinare truppe suppletive nelle colonie[7]. Dopo la fine della guerra, durante la conferenza di pace di Parigi, i governi di Londra e Parigi si accordarono fra loro, escludendo l'Italia dai maggiori compensi coloniali, e il governo di Roma dovette accontentarsi di alcune modeste rettifiche di confine. Fu una sconfitta diplomatica da cui sarebbe nato il mito della "vittoria mutilata"[8].

Tra le due guerre mondiali le altre potenze mirarono a valorizzare e sfruttare propri possedimenti d'oltremare; in Italia invece si ebbe un periodo di crisi politica, e il governo fascista che prese il potere ebbe fin da subito l'obiettivo di espandere ulteriormente i possedimenti coloniali e a "pacificare" col pugno di ferro i territori già formalmente annessi[9]. Durante la prima guerra mondiale le forze italiane in Libia vennero respinte e accerchiate dalla guerriglia locale in poche località lungo la costa, ma tra il 1922 e il 1934 venne intrapresa una lunga e dura campagna militare in cui le forze italiane repressero i ribelli e i civili libici durante la cosiddetta "riconquista della Libia". Nel 1934 Cirenaica e Tripolitania furono unificate nel governatorato generale della Libia italiana[10]. La politica di potenza del regime fascista concentrò quindi i propri sforzi verso l'Etiopia, e nel 1935 venne intrapresa un'imponente campagna coloniale contro il governo di Addis Abeba. La guerra d'Etiopia si risolse a favore delle forze italiane, e l'Etiopia venne unita ad Eritrea e Somalia per dare vita all'Africa Orientale Italiana (AOI). In tale occasione il re Vittorio Emanuele III assunse il titolo imperiale d'Etiopia e fu proclamata ufficialmente la nascita dell'Impero.

Dopo l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale nel 1940, l'Italia si vide da una parte impegnata a mantenere il controllo sui possedimenti africani e dall'altra tentò di annettere territori nei Balcani in ottemperanza alle mire espansionistiche del regime. Nel 1941 la rapida disfatta delle forze italiane in Africa orientale a opera delle forze britanniche consentì a Hailé Selassié di tornare sul trono di Addis Abeba, e nel 1943 la disfatta delle forze dell'Asse in Nordafrica decretò la fine della presenza italiana in Africa. Con la caduta del fascismo del 25 luglio 1943 e il successivo armistizio di Cassibile con le forze Alleate, l'Italia terminò anche l'occupazione temporanea dei territori nei Balcani e nella Francia meridionale. Nel dopoguerra, con la firma del trattato di pace del 1947, venne stabilita la perdita di tutte le colonie ad eccezione della Somalia, posta sotto amministrazione fiduciaria italiana per conto dell'ONU nel 1950. Nel 1960 la Somalia ottenne l'indipendenza, sancendo così la fine dell'ottantennio coloniale italiano.

  1. ^ De facto dittatura totalitaria fascista dal 1925 al 1943.
  2. ^ Imperialismo, su treccani.it. URL consultato il 1º maggio 2024.
  3. ^ Labanca, pp. 15-18.
  4. ^ Labanca, pp. 59-61.
  5. ^ Labanca, pp. 108-116.
  6. ^ Labanca, p. 23.
  7. ^ Labanca, p. 125.
  8. ^ Labanca, pp. 126-227.
  9. ^ Deplano-Pes, p. 76.
  10. ^ Libia, su treccani.it. URL consultato il 28 aprile 2024.

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