Commodo

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Commodo
Imperatore romano
Commodo con gli attributi di Ercole
Nome originaleLucius Aurelius Commodus (dal 161 al 166);[1]
Caesar Lucius Aurelius Commodus (dal 166 al 177);[1]
Caesar Lucius Aurelius Commodus Augustus (dal 177 al 180);[1]
Caesar Lucius Aurelius Commodus Antoninus Augustus (180);[1]
Caesar Marcus Aurelius Commodus Antoninus Augustus (dal 180 al 191);[1]
Caesar Lucius Aelius Aurelius Commodus Augustus (dal 191 alla morte).[1]
Regno177 (fino al 17 marzo 180 con Marco Aurelio) –
31 dicembre 192 (da solo)
Tribunicia potestas18 anni:[1] la prima volta (I) dalla fine del 176, una seconda volta a metà del 177 e poi rinnovata annualmente al 10 dicembre di ogni anno.[1]
Cognomina ex virtuteGermanicus il 15 ottobre del 172, Sarmaticus nel 175, Germanicus Maximus nel 182, Britannicus Maximus nel 184.[1]
TitoliPater Patriae, Pius nel 182, Felix nel 185[1]
Salutatio imperatoria8 volte:[1] I (al momento della assunzione del potere imperiale) nel 176, (II) nel 177, (III) 179, (IV) 180, (V) 182, (VI) 183, (VII) 184 e (VIII) 186
Nascita31 agosto 161
Lanuvium
Morte31 dicembre 192 (31 anni)
Roma
SepolturaCastel Sant'Angelo
PredecessoreMarco Aurelio (da solo)
EredeLucio Aurelio Commodo Pompeiano
SuccessorePertinace
ConiugeBruzia Crispina
DinastiaAntonini
PadreMarco Aurelio
MadreFaustina minore
Consolato7 volte:[1] nel 177, 179, 181, 183, 186, 190 e 192
Pontificato maxnel 180

Cesare Lucio Marco Aurelio Commodo Antonino Augusto, nato Lucio Elio Aurelio Commodo (in latino Lucius Aelius Aurelius Commodus; Lanuvio, 31 agosto 161Roma, 31 dicembre 192), è stato un imperatore romano, membro della dinastia degli Antonini; regnò dal 180 al 192. Come Caligola e Nerone, è descritto dagli storici come stravagante, crudele e depravato.

Figlio dell'imperatore filosofo Marco Aurelio, Commodo fu associato al trono nel 177, succedendo al padre nel 180. Avverso al Senato, governò in maniera autoritaria, esibendosi anche come gladiatore e in prove di forza, e facendosi soprannominare l'Ercole romano.

Durante i dodici anni di principato, nonostante la fama di despota, a Commodo sono riconosciuti dei meriti: per esempio esercitò un'ampia tolleranza religiosa, ponendo fine alle persecuzioni contro i cristiani dopo alcuni anni dall'ascesa al trono, le quali ricominciarono dopo la sua morte. Egli stesso praticò culti orientali e stranieri[2]; il regno di Commodo diede anche un nuovo impulso alle arti, che si svilupparono rispetto all'arte dei primi Antonini. Durante il suo regno egli eresse vari monumenti celebranti le imprese del padre Marco Aurelio, tra i quali la Colonna Aureliana, e forse completò anche la statua equestre di Marco Aurelio che si trova oggi nei Musei Capitolini (una copia è esposta al centro della piazza del Campidoglio).

Amato dal popolo e appoggiato dall'esercito, al quale aveva elargito consistenti somme di denaro, riuscì a mantenere il potere tra numerose congiure, finché non fu assassinato in un complotto di alcuni senatori, pretoriani e della sua amante Marcia, strangolato dal suo maestro di lotta, l'ex gladiatore Narcisso; l'assassinio portò al potere Pertinace. Sottoposto a damnatio memoriae dal Senato, fu riabilitato e divinizzato dall'imperatore Settimio Severo, che voleva ricollegarsi alla dinastia antoniniana cercando il favore dei membri superstiti della famiglia di Commodo e Marco Aurelio.

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Scarre 1995, p. 121.
  2. ^ Santo Mazzarino, Antico, tardoantico ed era costantiniana, volume I, vol. 1, Bari, Dedalo, 1974, pag. 74

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