Coppella

Coppelle, Parco di Seradina e Bedolina, Capo di Ponte.

La coppella è un incavo emisferico, generalmente del diametro di pochi centimetri, ricavato dall'uomo sulla superficie di basi rocciose normalmente piane o poco ripide, come affioramenti o massi erratici chiamati per l'appunto massi cupellari o pietre a scodella, di solito poste in posizione dominante e panoramica. In Italia sono presenti scavate sui massi di numerose zone anche molto lontane tra loro, in alcuni casi si rilevano isolate, in altri numerose, sulla medesima roccia[1].

In maggiore concentrazione si trovano in Piemonte, in particolare nella zona del monte Roccerè, comune di Roccabruna, Valle Maira vi è una concentrazione di circa 5.000 coppelle, alcune delle quali formano un antropomorfo gigante, archi e croci. Ancora in Piemonte, le ritroviamo a Vignone, presso la Casa dei muli, alle spalle dei ruderi di un’antica cappella, sul Motto di Unchio, sull’Alpe di Prà, a Malesco, nella Valle Antrona, nella zona di Castelveccana, lungo il sentiero che conduce all’Alpe Curzelli, nei pressi di Peverano troviamo la Roc della Pratasera o Pera Pichera, a Cossano Canavese la pera tunda, e l'elenco potrebbe continuare per molte pagine.

Altre regioni interessate dal fenomeno sono la Valle d'Aosta, la Liguria, la Lunigiana, la Valtellina, nei pressi di Bormio,[2] la Val Camonica, il Comasco e molte altre valli alpine, in Sardegna, soprattutto all'interno delle domus de janas, nelle Marche nel promontorio del Conero e altrove.[3]

Coppella nella necropoli di Filigosa.
La pera crevolà, "pietra coppellata" in Val Susa.
  1. ^ Riccardo Baldi, Coppelle considerazioni - Coppelle eseguite a scopo taumaturgico, 1º gennaio 2016. URL consultato il 2 dicembre 2023.
  2. ^ (EN) Il sentiero delle Coppelle del Vallecetta | Notizie dal cuore delle Alpi [collegamento interrotto], su altarezianews.it. URL consultato il 9 agosto 2019.
  3. ^ Gambari F. M. (1995), Rocce a coppelle e possibili aree di culto degli abitati piemontesi dell'età del Ferro - Bulletin d'etudes prehistoriques et archeologiques alpines, Aosta; Liliu G. (1963) La civiltà dei Sardi dal Neolitico all'età dei Nuraghi, Torino; Priuli A. (1985), Incisioni rupestri in Valcamonica, Priuli e Verlucca

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