Crisi della Nullificazione

La crisi della Nullificazione (Nullification Crisis) fu una crisi politica negli Stati Uniti d'America esplosa nel biennio 1832-33, durante la presidenza di Andrew Jackson, che comportò uno scontro aperto tra la Carolina del Sud e il governo federale. Essa scoppiò a seguito della decisione assunta dalla Carolina meridionale di dichiarare che l'imposizione dei dazi tariffari, previsti dalla legge sui dazi del 1828, parzialmente modificata da una legge del 1832, era nulla nei propri confini di Stato federato.

La nazione aveva patito una prolungata crisi economica per tutto il decennio 1820 e la Carolina del Sud era stata particolarmente colpita. Molti dei suoi dirigenti videro come causa della recessione la politica nazionale dei dazi dopo la guerra anglo-americana, che cercò di promuovere la produzione di beni finiti statunitense rispetto alla concorrenza europea[1]. La legge sui dazi del 1828, molto dibattuta e che introduceva tariffe daziarie alte come mai prima di allora (nota ai suoi detrattori come i dazi delle abominazioni) fu promulgata proprio alla scadenza della presidenza di John Quincy Adams. Essa fu contestata in special modo nel profondo Sud, oltre che in alcune zone della Nuova Inghilterra; i suoi avversari si aspettavano che la vittoria di Andrew Jackson, difensore dei diritti degli Stati, alle elezioni presidenziali del 1828 avrebbe comportato una riduzione significativa dei dazi[2].

La presidenza di Jackson, però, non riuscì a prendere una direzione precisa in merito anche a causa di divisioni interne al gabinetto, e la fazione più radicale iniziò a sostenere che la Carolina del Sud potesse proclamare autonomamente la nullità della legge sui dazi all'interno del proprio Stato. Nella compagine di Jackson si verificò uno scontro aperto tra il presidente in carica e il suo vicepresidente John Calhoun, nativo della Carolina del Sud e il più convinto sostenitore della teoria di "nullificazione" statale in ambito costituzionale[3].

Il 14 luglio 1832 Jackson promulgò una nuova legge sui dazi, un tentativo di compromesso che ricevette il sostegno della stragrande maggioranza dei nordisti e della metà circa dei sudisti al Congresso[4]. Le riduzioni delle aliquote daziarie previste dalla nuova legge furono però giudicate insufficienti dalla Carolina del Sud, tanto che il 24 novembre seguente si convocò appositamente un'assemblea statale che adottò l'ordine di Nullificazione, che proclamava che le leggi del 1828 e del 1832 erano incostituzionali e pertanto non sarebbero state più applicate nel territorio dello Stato a partire dal 1º febbraio 1833. Lo Stato iniziò inoltre a prepararsi militarmente, nell'intenzione di resistere con la forza all'applicazione della legge federale[5]. A dicembre il vicepresidente Calhoun si dimise, perché la Carolina del Sud l'aveva nominato proprio senatore al Senato degli Stati Uniti, nella convinzione che potesse aiutare la causa della "nullificazione" al Congresso.

Il 1º marzo 1833 il Congresso approvò due disegni di legge: uno denominato Force Bill che autorizzava il presidente ad utilizzare forze militari da inviare contro la Carolina, e l'altro un ulteriore tentativo di compromesso sui dazi. I "ribelli", anche a fronte della minaccia della forza, accettarono la nuova legge, la convention statale della Carolina del Sud venne riconvocata ed abrogò la sua ordinanza di annullamento il 15 di marzo; tre giorni dopo, per rinnovare i propri principi di autonomia, dichiarò invalida la Force Bill.

In tal maniera la grave crisi istituzionale ebbe termine ed entrambe le parti poterono trovare motivi per rivendicare una vittoria. I dazi furono progressivamente ridotti, ma la "dottrina della "nullificazione" e dei relativi diritti degli Stati rimase una questione controversa. Intorno al 1850 l'espansione dello schiavismo nei territori occidentali, percepita come minacciosa da parte dei nordisti, divenne l'oggetto principale del dibattito nazionale[6].

  1. ^ Freehling (1991), p. 255; Craven (1942), p. 60; Ellis (1987), p. 7.
  2. ^ Remini (1981), pp. 136-137; Niven (1988), pp. 135–137; Freehling (1965), p. 143.
  3. ^ Craven (1942), p. 65; Niven (1988), pp. 135–137; Freehling (1965), p. 143.
  4. ^ Howe (2007), p. 410.
  5. ^ Freehling (1965), pp. 1-3.
    «A Charleston, il governatore Robert Y. Hayne [...] cercò di formare un esercito che potesse sperare di sfidare le forze del "vecchio Hickory". Hayne reclutò una brigata di minatori a cavallo, forte di 2.000 uomini, che potesse piombare su Charleston nel momento in cui fossero scoppiati i combattimenti, e un esercito di volontari di 25.000 uomini che potesse marciare a piedi per salvare la città assediata. Nel Nord gli agenti del governatore Hayne acquistarono armi per oltre 100.000 dollari; a Charleston, Hamilton preparò i suoi volontari per un assalto ai forti federali.»
  6. ^ Wilentz (2005), p. 388.

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