Cristiana di Georgia

Nino
 
Nascitaca. 296
Morteca. 338 o 340
Venerata daTutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Canonizzazionepre-canonizzazione
Santuario principaleMonastero di Bodbe
Ricorrenza27 gennaio (Chiese ortodosse), 14 gennaio (Chiesa cattolica)
AttributiCroce di tralci di vite
Patrona diGeorgia

Cristiana, in georgiano: წმინდა ნინო, in greco Άγιη Νίνω, anche conosciuta come Nino (Colastra, 296 circa – 338 circa o 340), predicò ed introdusse il Cristianesimo in Georgia.

Secondo le sue fonti agiografiche più diffuse, era originaria di Colastra in Cappadocia, nonché parente di San Giorgio[1], e giunse in Georgia (l'antica Iberia) proveniente da Costantinopoli. Altre fonti la indicano come di Gerusalemme, di Roma, o gallica. Dopo aver compiuto diverse guarigioni miracolose convertì dapprima la regina Nana e successivamente il re pagano Mirian III di Iberia, che, perso in un bosco fitto ed immerso dalle tenebre durante una battuta di caccia, trovò la strada della salvezza solo dopo aver invocato il "Dio di Nino". Mirian dichiarò quindi il Cristianesimo religione ufficiale (c. 337[2]) e Cristiana continuò le proprie attività missionarie tra i georgiani fino alla sua morte.

La sua tomba è ancora presente nel monastero di Bodbe a Kakheti, nella Georgia orientale. Santa Cristiana è diventata una dei santi più venerati della Chiesa apostolica autocefala ortodossa georgiana e uno dei suoi attributi, la croce di tralci di vite, è il simbolo della cristianità georgiana.

Tuttavia i resoconti agiografici cattolici e ortodossi divergono sulle sue origini e sulla sua famiglia. Per questi ultimi infatti sarebbe stata figlia del generale romano Zabulone ed imparentata, da parte di padre con San Giorgio, mentre da parte di madre con Giovenale I, Patriarca di Gerusalemme.

  1. ^ (EN) Venerable Serapion of Egypt, su catholic-forum.com. URL consultato il 13 settembre 2007.
  2. ^ W. Górecki, La terra del vello d'oro, Bollati Boringhieri, 2009, pg. 58; A. Ferrari, Breve storia del Caucaso (ebook); F. Trecci, Storia della Georgia, Apice libri, 2014, pg. 21 e 25

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