Cromoforo

Cromofori comuni

Con il termine cromoforo si definisce, in senso ampio, un gruppo di atomi capaci di conferire colorazione ad una sostanza. Più specificamente, un cromoforo rappresenta un atomo o gruppo di atomi di una entità molecolare responsabili dell'insorgere di una data banda spettrale a seguito di una transizione elettronica.[1] Ciò è possibile in quanto la configurazione degli orbitali molecolari consente transizioni elettroniche dovute all'assorbimento di radiazione visibile e assorbimento nell'UV non lontano; risultano quindi escluse le transizioni σ → σ*. In genere, tutti i gruppi insaturi possono definirsi cromofori, in particolare: C≡C, C=C, C=N, C=O, C=S, N=N, N=O, sistemi polienici, anelli aromatici ecc. Sono cromofori anche gli elementi dei blocchi d ed f.

Le transizioni responsabili del carattere cromoforo sono dei seguenti tipi:

Dei particolari gruppi cromofori, in grado di generare colorazione fluorescente o fosforescente in determinate condizioni, sono chiamati fluorofori.

Una caratteristica associata ai vari gruppi cromofori è la lunghezza d'onda di assorbimento, calcolabile tramite la relazione di Planck

dove è la costante di Planck, è velocità della luce e è la variazione di energia legata alla transizione.

Altra caratteristica peculiare è il coefficiente di estinzione molare specifico che è possibile ricavare approssimativamente da una derivazione dalla meccanica statistica semplificata:

dove è la superficie del cromoforo (cm2) e è la probabilità associata alla transizione in oggetto.

Nello studio delle transizioni dei cromofori non bisogna inoltre dimenticare di applicare le regole di selezione, che distinguono le transizioni permesse da quelle proibite.

Un gruppo funzionale con orbitali non leganti n (come -OH,-OR,-NH2,-NHR,-NR2,-X...) legato a un cromoforo, può portare a un aumento dell'effetto batocromico e ipercromico, in questo caso si parla di gruppi auxocromi.


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