L'elezione democratica del presidente Nelson Mandela nel 1994 segnò la fine dell'apartheid in Sudafrica[1] un diffuso sistema di segregazione razziale che rafforzava la quasi totale separazione delle differenti etnie in Sudafrica.[2] Durante l'apartheid, i sudafricani venivano classificati in quattro differenti etnie: bianca, nera, di etnia mista e indiana/asiatica,[3] con circa l'80% della popolazione sudafricana classificata come nera, il 9% come bianca, il 9% come di etnia mista, e il 2% come indiana/asiatica;[4] La popolazione bianca deteneva quasi tutto il potere politico in Sudafrica, mentre altre etnie erano quasi completamente emarginate. La fine dell'apartheid consentì alla nazione di mantenere la piena uguaglianza legale di tutti i sudafricani, indipendentemente dalla etnia di appartenenza.
Il Sudafrica di oggi ha da correggere le disuguaglianze sociali nate da decenni di apartheid. Malgrado un crescente prodotto interno lordo, gli indici di povertà, disoccupazione, disuguaglianza economica, speranza di vita, possedimenti fondiari sono calati a causa dell'aumento di popolazione conseguente alla fine del sistema dell'apartheid in Sudafrica lasciando il Paese socio-economicamente stratificato su base razziale.[5] Le successive politiche di governo hanno cercato di correggere l'ineguaglianza con varie percentuali di successo.
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