Divina Commedia

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Divina Commedia
Titolo originaleComedìa
Altri titoliCommedia
Frontespizio dell'edizione giolitina, la prima intitolata La Divina Comedia (1555)
AutoreDante Alighieri
1ª ed. originale1321
Editio princeps11 aprile 1472
Generepoema
Sottogenereallegorico-didascalico
Lingua originaleitaliano
ProtagonistiDante Alighieri
Altri personaggiVirgilio, Beatrice, san Bernardo, Stazio, santa Lucia, Lucifero
Dante e Beatrice sulle rive del Lete (1889), opera del pittore venezuelano Cristóbal Rojas

La Comedìa, o Commedia, conosciuta soprattutto come Divina Commedia,[1] è un poema allegorico-didascalico[2] di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di endecasillabi (poi chiamate per antonomasia terzine dantesche) in lingua volgare fiorentina.[3]

Il titolo originale, con cui lo stesso autore designa il suo poema, fu Comedia (probabilmente pronunciata con accento tonico sulla i); e così è intitolata anche l'editio princeps del 1472. L'aggettivo «Divina» le fu attribuito dal Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante, scritto fra il 1357 e il 1362 e stampato nel 1477. Ma è nella prestigiosa edizione giolitina, a cura di Ludovico Dolce e stampata da Gabriele Giolito de' Ferrari nel 1555, che la Commedia di Dante viene per la prima volta intitolata come da allora fu sempre conosciuta, ovvero "La Divina Comedia".

Composta secondo i critici tra il 1304/07 e il 1321, anni del suo esilio in Lunigiana e Romagna,[4] la Commedia è il capolavoro di Dante ed è universalmente ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi,[5] nonché una delle più importanti testimonianze della civiltà medievale, tanto da essere conosciuta e studiata in tutto il mondo.

Il poema è diviso in tre parti, chiamate «cantiche» (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto proemiale) formati da un numero variabile di versi, fra 115 e 160, strutturati in terzine. Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium mentis in Deum,[6] attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica. È stato notato come tutte e tre le cantiche terminino con la parola «stelle» (Inferno: "E quindi uscimmo a riveder le stelle"; Purgatorio: "Puro e disposto a salir a le stelle"; Paradiso: "L'amor che move il sole e l'altre stelle").

L'opera ebbe subito uno straordinario successo e contribuì in maniera determinante al processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione e fino all'avvento della stampa in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa sessanta commenti e tra le 100 000 e le 200 000 pagine),[7] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi mai interrotta: si parla così di "secolare commento". La vastità delle testimonianze manoscritte della Commedia ha comportato un'oggettiva difficoltà nella definizione del testo: nella seconda metà del Novecento l'edizione di riferimento è stata quella realizzata da Giorgio Petrocchi per la Società Dantesca Italiana.[8] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio Lanza[9] e Federico Sanguineti.[10] A partire dal 2018, una nuova edizione critica basata sul codice Laurenziano Pluteo XL 12, definito «il più antico codice di sicura fiorentinità», è stata curata da Federico Sanguineti ed Eloisia Mandola.[11]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile medievali (ispirazione religiosa, scopo didascalico e morale, linguaggio e stile basati sulla percezione visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa poiché, come è stato rilevato in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e drammatica della realtà, espressa anche con l'uso di neologismi creati da Dante come «insusarsi», «inluiarsi» e «inleiarsi».[12]

  1. ^ Nel Medioevo le opere non avevano un vero e proprio "titolo" ed erano spesso indicate dal loro «incipit» nei manoscritti. Uno dei più comuni per quest'opera era Incipit Comoedia Dantis Alagherii, Florentini natione, non moribus ("Qui comincia la commedia di Dante Alighieri, fiorentino di stirpe, ma non di costumi"). Dante volle designare il suo poema come «Comedia» per il fatto che contiene una progressione "dal male al bene": l'opera ha inizio in un contesto segnato da negatività e con linguaggio e contenuti "bassi" (l'Inferno) e termina con linguaggio e contenuti "alti" e con la soluzione del dramma iniziale dell'autore (nel Paradiso).
  2. ^ didascàlico in Vocabolario, su treccani.it. URL consultato il 1º giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2019).
  3. ^ Dante appare nella triplice veste di personaggio, narratore e autore. Egli fa considerazioni di carattere etico, storico, politico e religioso sulle visioni che descrive e sui fatti che racconta. Da qui deriva il valore didascalico e morale della Commedia.
  4. ^ sulla discussa cronologia della composizione si veda: E. Cecchi, N. Sapegno, Storia della Letteratura italiana, vol. II, Il Trecento, Garzanti, Milano, 1965, p. 69
  5. ^ v. Harold Bloom, Il canone occidentale, Bompiani, Milano, 1996; Erich Auerbach, Studi su Dante, Feltrinelli, Milano 1964; ecc. È inclusa ad esempio fra i Grandi Libri del Mondo Occidentale e nel 2002 è stata inserita nella lista de I 100 libri migliori di sempre secondo Norwegian Book Club.
  6. ^ Secondo il teologo francescano Bonaventura da Bagnoregio nella sua opera più famosa L'itinerario della mente verso Dio (1259) il «viaggio» spirituale verso Dio è frutto di un'illuminazione divina, che proviene dalla «ragione suprema» di Dio stesso. Per giungere a Dio quindi l'uomo deve passare attraverso tre gradi, che tuttavia devono essere preceduti dall'intensa e umile preghiera.
  7. ^ Gaetano Manca, I commenti di Jacopo Alighieri, Jacopo della Lana e Boccaccio alla 'Divina Commedia' di Dante e il Dartmouth Dante Project. Comunicazione tenuta alla 19ª Conferenza annuale dell'American Association of Italian Studies, Eugene, Oregon, 15-17 aprile 1999, p. 2.
  8. ^ La Commedia secondo l'antica vulgata, a cura di Giorgio Petrocchi, 4 voll., Milano, A. Mondadori, 1966-67.
  9. ^ La Commedìa, Nuovo testo critico secondo i più antichi manoscritti fiorentini a cura di Antonio Lanza, Anzio, De Rubeis, 1995.
  10. ^ Dantis Alagherii Comedia, Edizione critica per cura di Federico Sanguineti, Firenze, Edizioni del Galluzzo, 2001.
  11. ^ Dante Alighieri, Commedia. Paradiso (I-XVII), a cura di Eloisia Mandola, premessa di Federico Sanguineti, Genova, il melangolo, 2018, ISBN 9788869831478. Dante Alighieri, Commedia. Paradiso (XVIII-XXXIII), a cura di Eloisia Mandola, premessa di Federico Sanguineti, Genova, il melangolo, 2019, ISBN 9788869831805. Dante Alighieri, Commedia. Inferno, a cura di Federico Sanguineti, premessa di Eloisia Mandola, Genova, il melangolo, 2020, ISBN 9788869832413.
  12. ^ neologismi in "Enciclopedia Dantesca", su treccani.it. URL consultato il 15 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 24 aprile 2019).

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