Divina Sposa di Amon

Il titolo di Divina Sposa di Amon (o anche Divina Adoratrice di Amon o Sposa di Amon[1]) risale alla XVIII dinastia egizia, durante la quale fu utilizzato come titolo onorifico per le mogli, le madri o le sorelle del sovrano, sacerdotesse di Amon.[1]

La prima donna di stirpe reale a ricoprire la carica fu Ahmose Nefertari, Grande sposa reale di Ahmose I.[1]

Verso la fine della XVIII dinastia il titolo cadde in disuso ma venne ripreso durante la XIX e la XX dinastia (XI secolo a.C.).[1]

Durante la XXI dinastia il titolo di Sposa di Amon si unì a quello di Divina Adoratrice e venne attribuito a una figlia del faraone, che doveva rimanere vergine,[1] e che poteva consacrare monumenti e celebrare i rituali.[1]

Spesso il titolo venne tramandato da madre a figlia come nel caso della regina Hatshepsut e di sua figlia Neferure.

Durante il Terzo periodo intermedio, ed in modo particolare sotto la XXV dinastia, al titolo fu associato un notevole potere politico di controllo su Tebe, città sacra a Amon, e sulla regione circostante esattamente come era già accaduto per il titolo di Primo Profeta di Amon. Durante questa fase, per sottolineare il potere legato al titolo, il nome delle Divine Spose di Amon venne inscritto nel cartiglio, simbolo di regalità. Nitokris I giunse persino ad adottare la titolatura reale completa, attribuendosi il nome Horo.

  1. ^ a b c d e f Virgilio Ortega (a cura di), Egittomania - L'affascinante mondo dell'Antico Egitto III, Istituto geografico De Agostini, 1999, p. 268.

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