Domiziano

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Domiziano
Imperatore romano
Busto di Domiziano (Museo del Louvre, Parigi)
Nome originaleCaesar Domitianus Augustus Germanicus
Regno14 settembre 81
18 settembre 96
Tribunicia potestas16 volte: la prima volta (I) il 14 settembre dell'81
Cognomina ex virtute1 volta: Germanicus nell'83[1]
TitoliPater Patriae al momento della assunzione del potere imperiale nel settembre dell'81; dominus et deus (signore e dio),[N 1]
Salutatio imperatoria23 volte: I (al momento della assunzione del potere imperiale), la seconda (II) nell'82, (III-V) 83, (VI-VII) 84, (VIII-XI) 85, (XII-XIV) 86, (XV-XVII) 88, (XVIII-XXI) 89, (XXII-XXIII) 92.
Nascita24 ottobre 51
Roma
Morte18 settembre 96 (44 anni)
Roma
SepolturaTempio dei Flavi
PredecessoreTito
SuccessoreNerva
ConiugeDomizia Longina
(70)
Figlida Domizia
Flavio Cesare
Flavia
adottivi (?)
Vespasiano minore
Domiziano minore
DinastiaFlavia
PadreVespasiano
MadreFlavia Domitilla maggiore
Preturadal 20 dicembre del 69[2]
Consolato17 volte: nel 71 (I),[3] 73 (II), 75 (III), 76 (IV), 77 (V), 79 (VI),[4] 80 (VII), 82 (VIII), 83 (IX), 84 (X), 85 (XI), 86 (XII), 87 (XIII), 88 (XIV), 90 (XV), 92 (XVI)[5] e 95 (XVII).
Censuradall'81 (?)[6]
Princeps senatusdall'81
Pontificato maxal momento della assunzione del potere imperiale nel settembre dell'81

Cesare Domiziano Augusto Germanico (in latino Caesar Domitianus Augustus Germanicus; Roma, 24 ottobre 51Roma, 18 settembre 96), nato come Tito Flavio Domiziano (Titus Flavius Domitianus) e meglio conosciuto semplicemente come Domiziano, è stato un imperatore romano, l'ultimo della dinastia flavia, regnante dall'81 alla sua morte.

Come il padre Vespasiano e il fratello Tito, fu un buon amministratore. Rafforzò la burocrazia imperiale affidando importanti incarichi a esponenti dell'ordine equestre e riducendo l'importanza dei liberti. Rinvigorì l'economia coniando monete di migliore qualità rispetto a Nerone e Vespasiano e concesse ai soldati il primo aumento di stipendio dai tempi di Augusto. Con un importante provvedimento Domiziano si dimostrò attento alla situazione produttiva dell'Impero e in particolare dell'Italia. Emanò un decreto che vietava l'aumento della coltivazione della vite in Italia e imponeva la distruzione di metà delle coltivazioni nelle province. La decisione, pare, fu presa per convertire terreni alla coltivazione di cereali, in modo tale da evitare rischi di carestia.

In concreto si trattò di un provvedimento protezionista che favorì i produttori italici di vino, quando l'economia italica iniziava a declinare di fronte alla concorrenza delle province. Non mirò all'espansione dell'Impero, ma a difendere i confini costituendo gli Agri Decumates, territori colonizzati alle frontiere del Reno e della Rezia, rafforzandone le difese. Si appoggiò sulla popolazione urbana, sui piccoli coltivatori e sull'esercito, comprendendo i difetti della diarchia, cioè di un governo diviso tra l'autorità dell'imperatore e quella di un Senato aristocratico geloso delle proprie prerogative, ma incapace di governare.

Si fece chiamare o venne chiamato dagli adulatori dominus et deus (signore e dio),[N 1] ma rimase nel solco della tradizionale cultura romana e non riuscì o non volle sciogliere il nodo[7] della divisione dei poteri, pur ingaggiando un'aperta lotta con l'aristocrazia. Di carattere solitario e diffidente, eccentrico, col tempo divenne paranoico. Dopo la fallita insurrezione di Lucio Antonio Saturnino e diverse congiure contro la sua persona, accentuò la repressione, instaurando un regime di terrore cui pose fine un complotto del Senato, con il suo assassinio.

  1. ^ RICDomiziano, II, 127; SvetonioDomiziano, XIII; Jones 1992, p. 129; Maltiel-Gerstenfeld 1982, p. 69; Miller, Woodman 2010, p. 90.
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Pretura
  3. ^ CIL XVI, 16.
  4. ^ CIL III, 6993.
  5. ^ CIL III, 859.
  6. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore CensoreDomiziano
  7. ^ Bussell 2010.


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