Equus ferus caballus

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Cavallo
Equus ferus caballus
Stato di conservazione
Rischio minimo
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
SuperclasseTetrapoda
ClasseMammalia
SottoclasseTheria
InfraclasseEutheria
SuperordineLaurasiatheria
OrdinePerissodactyla
SottordineHippomorpha
FamigliaEquidae
GenereEquus
SpecieE. ferus
SottospecieE. f. caballus
Nomenclatura trinomiale
Equus ferus caballus
Linnaeus, 1758
Sinonimi

E. africanus Sanson, 1878
E. agilis Ewart, 1910
E. anglicus Desmarest, 1822
E. arabicus Desmarest, 1822
E. aryanus Piétrement, 1875
E. asiaticus Sanson, 1878
E. belgius Sanson, 1878
E. bohemicus Marchlewski, 1924
E. brittanicus Sanson, 1878
E. celticus Ewart, 1903
E. cracoviensis Skorkowski, 1946
E. domesticus Gmelin, 1788
E. equuleus C. H. Smith, 1841
E. europaeus Stegmann von Pritzwald, 1924
E. ewarti Skorkowski, 1946
E. frisius Desmarest, 1822
E. gallicus Fitzinger, 1858
E. germanicus Fitzinger, 1859
E. gracilis Ewart, 1909
E. gutsenensis Skorkowski, 1946
E. helveticus Desmarest, 1822
E. hibernicus Fitzinger, 1859
E. hippagrus C. H. Smith, 1841
E. italicus Desmarest, 1822
E. lalisio C. H. Smith, 1841
E. libycus Ridgeway, 1905
E. midlandensis Quinn, 1957
E. moldavicus Desmarest, 1822
E. mongolicus Piétrement, 1875
E. muninensis Skorkowski, 1946
E. nehringi Duerst, 1904
E. nipponicus Shikama et Onuki, 1962
E. nordicus Skorkowski, 1933
E. pallas Skorkowski, 1933
E. parvus Franck, 1875
E. persicus Desmarest, 1822
E. pumpelii Duerst, 1908
E. robustus Fitzinger, 1859
E. sequanicus Desmarest. 1822
E. sequanius Sanson, 1878
E. silvaticus Vetulani, 1927 [non disp.]
E. sinensis Fitzinger, 1858
E. sylvestris von den Brincken, 1828 [nomen nudum]
E. tanghan Gray, 1846 [nomen nudum]
E. tataricus Desmarest, 1822
E. transylvanicus Desmarest, 1822
E. typicus Ewart, 1904
E. varius S. D. W., 1836
E. ferus Boddaert, 1785
E. equiferus Pallas, 1811
E. gmelini Antonius, 1912
E. tarpan Pidoplichko, 1951 [nomen nudum]
E. przewalskii Poliakov, 1881
E. hagenbecki Matschie, 1903
E. prjevalskii Ewart, 1903.[1]

Il cavallo (Equus ferus caballus Linnaeus, 1758)[2] è un mammifero perissodattilo di medio-grossa taglia appartenente alla famiglia degli Equidi. Con l'avvento dell'addomesticamento si è distinto dal cavallo selvatico[3][4], di cui è considerato una sottospecie.

L'evoluzione del cavallo è cominciata dai 55 ai 45 milioni di anni fa e ha portato dal piccolo Hyracotherium con più dita, al grande animale odierno, a cui rimane un unico dito.[5] L'essere umano ha iniziato ad addomesticare i cavalli più tardi rispetto ad altri animali, intorno al 5000 a.C. nelle steppe orientali dell'Asia (il tarpan), mentre in Europa lo si iniziò ad addomesticare non prima del III millennio a.C.[6] I cavalli della sottospecie caballus sono tutti addomesticati, sebbene alcuni di questi vivano allo stato brado come cavalli inselvatichiti, diversi dai cavalli selvaggi che, invece, non sono mai stati addomesticati.

Uno studio del 2018 dell'Università del Kansas[7] ha rivelato che anche i cavalli di Przewalski, precedentemente ritenuti gli ultimi cavalli selvaggi rimasti, sono in realtà i discendenti inselvatichiti di cavalli che erano già stati addomesticati 5 500 anni fa nel nord dell'attuale Kazakistan dal popolo Botai[8][9]. Il cavallo ha accompagnato e accompagna l'uomo in una notevole varietà di scopi: ricreativi, sportivi, di lavoro e di polizia, bellici, politici, agricoli, ludici e terapeutici.[10] Tutte queste attività hanno generato vari modi di cavalcare e guidare i cavalli usando ogni volta i finimenti più appropriati. L'uomo trae dal cavallo anche carne, latte, ossa, pelle e capelli, nonché estratti di urine e sangue per scopi farmaceutici.

La femmina del cavallo, chiamata giumenta, ha un periodo di gestazione (gravidanza) dei puledri di circa undici mesi, al termine dei quali il piccolo, una volta partorito, riesce a stare in piedi e a correre da solo dopo pochissimo tempo. Solitamente l'addomesticamento avviene dopo i tre anni di vita dell'animale. A cinque anni è completamente adulto, con una prospettiva di vita che si aggira sui 25-30 anni. Il cavallo presenta un'elevata specializzazione morfologica e funzionale all'ambiente degli spazi aperti come le praterie, in particolare ha sviluppato un efficace apparato locomotore e un apparato digerente adatto all'alimentazione con erbe dure integrate con modeste quantità di foglie, ramoscelli, cortecce e radici.

Le razze di cavalli si dividono in base alla corporatura (dolicomorfi, mesomorfi e brachimorfi) e in base al temperamento (a sangue freddo, a sangue caldo e a sangue ardente, come i purosangue). Il tipo brachimorfo comprende i cavalli da tiro (Shire, Vladimir, Gypsy Vanner, ecc.), il tipo dolicomorfo le "razze leggere da sella" (purosangue inglese, arabo, trottatori, ecc.), mentre il tipo mesomorfo comprende le "razze da sella" (inglese e americana, Quarter Horse, trottatori, ecc.).

Secondo il Guinness dei primati il cavallo più grande esistito in epoca recente è stato big Jake, alto 2,10 m e pesante 1180 kg.[11][12]

  1. ^ Don E. Wilson e DeeAnn M. Reeder (a cura di), Mammal Species of the World: A Taxonomic and Geographic Reference, vol. 1, Baltimora, The Johns Hopkins University Press, 2005, pp. 630–631.
  2. ^ International Commission on Zoological Nomenclature, Usage of 17 specific names based on wild species which are pre-dated by or contemporary with those based on domestic animals (Lepidoptera, Osteichthyes, Mammalia): conserved. Opinion 2027 (Case 3010), in Bull. Zool. Nomencl., vol. 60, n. 1, 2003, pp. 81–84 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2007).
  3. ^ Bongianni 1997, p. 12.
  4. ^ D.E. Wilson e D.M. Reeder, Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, su bucknell.edu, 3 ed. (in linea). URL consultato il 4 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2012).
  5. ^ 55 milioni di anni fa comparve in America settentrionale un equide erbivoro, antenato del cavallo: era l'Ehoippus angustidens.
  6. ^ La domesticazione animale, su beniculturali.it. URL consultato il 5 giugno 2013.
  7. ^ Studio dell'Università del Kansas, su news.ku.edu.
  8. ^ Non esistono più cavalli selvaggi. "Nemmeno gli ultimi lo sono davvero", in repubblica.it, 24 febbraio 2018. URL consultato il 24 febbraio 2018.
  9. ^ Pitture rupestri di cavalli si trovano in varie grotte preistoriche europee: ad esempio nelle Grotte di Lascaux in Francia e nelle Grotte di Altamira in Spagna. Tra il 3500 e il 2000 a.Cr. il cavallo viene addomesticato, oltre che presso i Botai, anche nella cultura Sintashta, tra Kazakistan e Russia meridionale. Intorno al 1000 a. Cr. le più antiche cure veterinarie per cavalli sono attuate in Mongolia. Nel XII secolo con l'ascesa al trono di Gengis Khan, grazie al perfezionamento della staffa, gli arcieri a cavallo dell'Impero mongolo diventano un esercito molto forte.("Perché siamo a cavallo" di Elisabetta Intini, Focus, febbraio 2019, pag. 104-105).
  10. ^ La tradizione dei nomadi delle steppe continuò a vivere nell'Impero ottomano dove il principale simbolo della gerarchia di potere era la coda di cavallo, così come era stata utilizzata dai capitribù nomadi. Davanti al padiglione del sultano, quando era in marcia alla testa dell'esercito, si piantavano sette pali con sette code di cavallo; il gran visir aveva diritto a quattro code di cavallo; gli altri pascià, membri del governo ma inferiori al gran visir, potevano inalberare tre corde. E quando il sultano doveva prendere delle decisioni molto importanti e delicate convocava un diwan (Dîvân-i humâyûn) a cavallo con il gran visir e tutti i ministri. (Alessandro Barbero, Il divano di Istanbul, pagg. 16-17, Sellerio editore, quinta edizione, Palermo, 2020).
  11. ^ Whitaker The Horse p. 60
  12. ^ Encyclopedia of the Horse, Norris, Carlos R., 1998, p. 174.

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