Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia

Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia
Esercito di Liberazione nazionale e distaccamenti partigiani di Jugoslavia
Partigiani jugoslavi
Bandiera dei partigiani dal 1942
Descrizione generale
Attiva1941 - 1945
Nazione Jugoslavia Federale Democratica
Servizio Partito Comunista di Jugoslavia
TipoPartigiani
Obiettivo
Dimensione800.000 uomini
MottoMorte al fascismo, libertà al popolo!
Battaglie/guerreSeconda guerra mondiale
  • Fronte jugoslavo
  • Battaglia della Sutjeska
  • Battaglia del torrente Baccia
  • Offensiva di Belgrado
  • Battaglia della Neretva
  • Comandanti
    Degni di notaJosip Broz Tito
    Koča Popović
    Peko Dapčević
    Sava Kovačević
    Milovan Đilas
    Ivan Gošnjak
    Arso Jovanović
    Sreten Žujović
    Kosta Nađ
    Petar Drapšin
    Mitar Bakič
    Velimir Terzić
    Blažo Jovanović
    Radovan Vukanović
    Danilo Lekić
    Ivan Milutinović
    Jovo Kapičić
    Vlado Šegrt
    Pero Ćetković
    Slavko Rodić
    Boris Kidrič
    Vicko Krstulovič
    Franc Leskošek
    Franc Rozman
    Milutin Morača
    [1]
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    Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia (in cirillico: Народноослободилачка војска Југославије; in serbo e croato: Narodnooslobodilačka vojska i partizanski odredi Jugoslavije - NOV i POJ; in sloveno Narodnoosvobodilna vojska in partizanski odredi Jugoslavije, "Esercito popolare di liberazione e distaccamenti partigiani della Jugoslavia") era la denominazione assunta durante la seconda guerra mondiale dai partigiani jugoslavi (Partizani), che, guidati dal capo comunista Josip Broz Tito, svilupparono un grande movimento di resistenza militare contro le potenze occupanti dell'Asse.

    La resistenza armata dei partigiani jugoslavi si sviluppò a partire dal crollo del Regno di Jugoslavia e ottenne crescenti successi; i partigiani, guidati da Tito e da altri capi molto capaci come Koča Popović, Sava Kovačević, Milovan Đilas e Peko Dapčević, combatterono con abilità e determinazione non solo contro gli eserciti occupanti tedeschi e italiani ma anche le forze militari collaborazioniste dello Stato Croato, del governo-fantoccio serbo e soprattutto contro le formazioni monarchico-nazionaliste dei cetnici.

    Le forze partigiane comuniste, che assunsero ufficialmente il nome di "Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia" nel novembre del 1942, furono in grado di resistere nel periodo 1942-1943 alle ripetute offensive degli eserciti dell'Asse; quindi a partire dal crollo dell'Italia nel settembre 1943, estesero progressivamente la loro azione e potenziarono le loro forze grazie anche all'aiuto militare dell'Unione Sovietica e del Regno Unito.

    Nel periodo finale della guerra i partigiani jugoslavi, equipaggiati finalmente con armi pesanti, divennero sempre più un esercito regolare che, organizzato in quattro armate con circa 800.000 combattenti, contribuì in modo decisivo alla liberazione dei territori occupati. Dopo la liberazione di Belgrado nell'ottobre 1944, nella primavera del 1945 le armate dell'Esercito di Liberazione entrarono a Sarajevo, Zagabria e Lubiana e avanzarono fino ai territori contesi di confine con Italia e Austria.

    1. ^ (EN) Simon Adams, The Balkans, Black Rabbit Books, 2005, ISBN 978-1-58340-603-8.

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