Esplorazione di Nettuno

Voce principale: Nettuno (astronomia).

L'esplorazione di Nettuno è resa difficoltosa dalle grandi distanze che separano il pianeta dalla Terra e dal Sole. Ogni missione deve essere dotata di un sistema di alimentazione in grado di fornire energia alla sonda senza la possibilità di conversione dell'energia solare attraverso l'uso di pannelli fotovoltaici. Attualmente, l'unica fonte praticabile di energia è un generatore termoelettrico a radioisotopi. Ciò determina alcuni problemi che sono stati già riscontrati nello sviluppo di missioni verso il sistema solare esterno:

  • il quantitativo di plutonio, l'elemento radioattivo utilizzato nel generatore, destinato a scopi scientifici è limitato e ogni missione diretta verso Nettuno si trova a competere con altre missioni dirette verso i pianeti esterni per il suo utilizzo;
  • il lancio di sonde dotate di materiale radioattivo è osteggiato sia da numerosi gruppi ambientalisti, sia da alcuni governi (principalmente europei).

Inoltre, la grande distanza dalla Terra comporta una lunga durata della missione, quindi un incremento dei costi del segmento di terra.

D'altra parte Nettuno ed il suo sistema hanno destato l'interesse della comunità scientifica: Nettuno presenta un'attività atmosferica elaborata ed è il prototipo di un gruppo di esopianeti, giganti gassosi con un nucleo roccioso ed uno strato di ghiaccio d'acqua sotto l'atmosfera;[1][2] Tritone è geologicamente attivo[3] ed è, secondo le teorie più accreditate, un Kuiper Belt object (KBO) catturato da Nettuno[4].

Nettuno è stato raggiunto da una sola sonda spaziale, la Voyager 2, lanciata il 20 agosto 1977 da Cape Canaveral e giunta in prossimità del pianeta oltre dieci anni dopo, il 25 agosto 1989, dopo un viaggio di oltre 5 miliardi di km.

  1. ^ (EN) California, Carnegie team reports 28 new exoplanets, 7 new brown dwarfs, su berkeley.edu, Università della California (Berkeley), 29 maggio 2007. URL consultato il 25 novembre 2008.
  2. ^ (EN) Neptune's trident : discovery of 3 new exoplanets, su www2.cnrs.fr, Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS), 18 maggio 2006. URL consultato il 25 novembre 2008.
  3. ^ durante l'incontro con la Voyager 2 sono stati osservati chiari indizi di una possibile attività di criovulcanismo.
  4. ^ Craig B. Agnor & Douglas P. Hamilton, Neptune’s capture of its moon Triton in a binary-planet gravitational encounter (PDF), su es.ucsc.edu, Nature, 2006. URL consultato il 20 giugno 2006 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2007).

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