Falera (ornamento)

Stele funebre del centurione Marco Celio, pluridecorato primipilo, morto nella selva di Teutoburgo assieme alla XVIII legione. Il centurione è raffigurato con le sue decorazioni: la corona civica, due torques e cinque phalerae.

La fàlera[1] era in origine un disco laterale dell'elmo cui si fissavano gli allacci[2]. Il termine falera designa per esteso un disco in metallo che serviva come semplice elemento decorativo, atto a ornare sia le corazze degli uomini sia la bardatura dei cavalli, oppure come decorazione al valor militare, in varie epoche e presso diverse popolazioni (celtiche, etrusche e romane).

La falera era spesso costituita da un rialzo centrale (umbone).[3][4] Limitatamente al caso dei ritrovamenti di falere che provengono dal comune di Manerbio in provincia di Brescia, queste sono riconducibili alla tribù celtica dei Cenomani.[5] Sul calderone di Gundestrup, datato al II secolo a.C., si possono notare cavalli ornati con falere.

  1. ^ Dal latino phălĕra, parola ambigenere femminile singolare o neutro plurale, a sua volta dal greco φάλαρα, neutro plurale.
  2. ^ Henry George Liddell, Robert Scott, An Intermediate Greek-English Lexicon, Oxford, 1889
  3. ^ falere (immagini), su museiarte.brescia.it. URL consultato il 17-07-09.
  4. ^ Definizione di falera, su dizionari.corriere.it. URL consultato il 15-07-09.
  5. ^ Le falere di Manerbio, su museiarte.brescia.it. URL consultato il 19-07-09.

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