Ganimede (astronomia)

Disambiguazione – Se stai cercando l'asteroide, vedi 1036 Ganymed.
Ganimede
(Giove III)
Ganimede ripreso dalla sonda Juno nel 2021
Satellite diGiove
Scoperta7 gennaio 1610[1][2]
ScopritoriGalileo Galilei
Simon Marius
Parametri orbitali
(all'epoca J2000.0)
Semiasse maggiore1070400 km
Perigiovio1069200 km
Apogiovio1071600 km
Circonf. orbitale6725500 km
Periodo orbitale7,15455296 giorni
(0,0195880985 anni)
Velocità orbitale
  • 10868 m/s (min)
  • 10880 m/s (media)
  • 10892 m/s (max)
Inclinazione orbitale2,21°
Inclinazione rispetto
all'equat. di Giove
0,20°
Eccentricità0,0011
Dati fisici
Diametro medio5262,4 km
0,413 r
Superficie8,7×107 km²
Volume7,6×1019 
Massa
1,4819×1023 kg
0,0248 M
Densità media1,942×103 kg/m³
Acceleraz. di gravità in superficie1,43 m/s²
Velocità di fuga2700 m/s
Periodo di rotazioneRotazione sincrona
Inclinazione assiale
Temperatura
superficiale
  • 109 K (−164 °C) (media)
Pressione atm.tracce
Albedo0,43
Dati osservativi
Magnitudine app.
  • 4,6 (media)
Magnitudine app.4,61

Ganimede è il maggiore dei satelliti naturali del pianeta Giove e il più grande dell'intero sistema solare; supera per dimensioni (ma non per massa) lo stesso Mercurio.[3] Ganimede completa un'orbita attorno a Giove in poco più di sette giorni[4] ed è in risonanza orbitale 1:2:4 con Europa e Io rispettivamente.

Composto principalmente da silicati e ghiaccio d'acqua, è totalmente differenziato con un nucleo di ferro fuso. Si ritiene che un oceano di acqua salata esista a circa 200 km di profondità dalla superficie, compreso tra due strati di ghiaccio.[5] La superficie ganimediana presenta due principali tipi di terreno: le regioni scure, antiche e fortemente craterizzate, che si ritiene si siano formate 4 miliardi di anni fa e che coprono un terzo della luna e le zone più chiare, di formazione leggermente più recente, ricche di scoscendimenti e scarpate che coprono la restante parte. La causa delle striature visibili nelle zone chiare non è ancora totalmente compresa, sebbene esse siano probabilmente il risultato dell'attività tettonica attivata dal riscaldamento mareale.[6]

Ganimede è l'unico satellite del sistema solare per cui è nota l'esistenza di un campo magnetico proprio, probabilmente sostenuto dai movimenti convettivi all'interno del nucleo di ferro fuso.[7] La ridotta magnetosfera ganimediana è immersa nella ben più grande magnetosfera gioviana, cui è collegata da linee di campo aperte. Il satellite presenta una tenue atmosfera di ossigeno, presente nella forma atomica (O), molecolare (O2) e forse come ozono (O3).[8] L'idrogeno atomico è un costituente minore dell'atmosfera. Ancora non è noto con certezza se il satellite sia dotato anche di una ionosfera.[9]

Scoperto da Galileo Galilei nel 1610,[10] deve il suo nome al personaggio di Ganimede, coppiere degli dei della mitologia greca amato da Zeus, l'equivalente greco di Giove. Diverse missioni spaziali hanno potuto studiare Ganimede da vicino durante l'esplorazione del sistema di Giove; tra queste la Pioneer 10 ne ha raccolto le prime immagini ravvicinate,[11] le sonde Voyager hanno raffinato la stima delle sue dimensioni mentre la sonda Galileo ha scoperto, durante ripetuti sorvoli ravvicinati, l'esistenza del campo magnetico proprio e ha suggerito quella dell'oceano sotto la superficie.

In gran parte della prima letteratura astronomica ci si riferiva a Ganimede servendosi della designazione numerica romana come Giove III o come "terzo satellite di Giove".

La missione Jupiter Icy Moons Explorer dell'ESA, lanciata il 14 aprile 2023, oltre a studiare le altre lune gioviane Io, Europa e Callisto, sarà la prima sonda a entrare in orbita intorno a Ganimede.

  1. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore SidereusNuncius
  2. ^ (EN) Ernie Wright, Sidereus Nuncius. Galileo's First Jupiter Observations, su home.comcast.net, Ernie Wright. URL consultato il 13 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2009).
  3. ^ (EN) Ganymede, su nineplanets.org, 31 ott 1997. URL consultato il 6 maggio 2009.
  4. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Planetary Society
  5. ^ (EN) Solar System's largest moon likely has a hidden ocean, su jpl.nasa.gov, Jet Propulsion Laboratory, 16 dicembre 2000. URL consultato il 7 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2009).
  6. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Showman1999
  7. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Kivelson2002
  8. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Hall1998
  9. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Eviatar2001
  10. ^ Galileo Galilei, Scoperte ottenute con l'uso di un nuovo occhiale nell'osservazione dei corpi celesti (PDF), su scarpaz.com, Scarpaz's web site, 12 marzo 1610. URL consultato l'11 febbraio 2009.
  11. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Pioneer 11

© MMXXIII Rich X Search. We shall prevail. All rights reserved. Rich X Search