Genocidio del Ruanda

Genocidio del Ruanda
Teschi umani al Memoriale del genocidio di Nyamata
TipoGenocidio, Omicidio di massa
Data7 aprile-15 luglio 1994
StatoBandiera del Ruanda Ruanda
Coordinate1°56′24″S 29°52′15″E
Obiettivopopolazione Tutsi, Twa e Hutu moderati
ResponsabiliGoverno del Ruanda a guida Hutu, Interahamwe, Impuzamugambi, vicini Hutu
Motivazionerazzismo anti-Tutsi, Potere Hutu
Conseguenze
Morti500 000-1 074 017 morti[1]

Il genocidio del Ruanda fu uno dei più sanguinosi episodi della storia dell'umanità del XX secolo. Secondo le stime di Human Rights Watch, dal 6 aprile alla metà di luglio del 1994, per circa cento giorni, in Ruanda vennero massacrate sistematicamente (a colpi di armi da fuoco, machete pangas e bastoni chiodati) almeno 500 000 persone[2]; le stime sul numero delle vittime sono tuttavia cresciute, fino a raggiungere cifre dell'ordine di circa 800 000 o 1 000 000 di persone[3]. Il genocidio, ufficialmente, viene considerato concluso verso la fine di luglio, con la vittoria del Fronte Patriottico Ruandese nel suo scontro con le forze governative, dopo il fallimento dell'Opération Turquoise.

Le vittime furono prevalentemente di etnia Tutsi, corrispondenti a circa il 25% della popolazione, ma le violenze finirono per coinvolgere anche Hutu moderati appartenenti alla maggioranza del paese. L'odio interetnico fra Hutu e Tutsi, molto diffuso nonostante la comune fede cristiana, costituì la radice scatenante del conflitto.

Fu infatti l'amministrazione coloniale del Belgio che trasformò quella che era una semplice differenziazione socioeconomica (gli Hutu erano agricoltori, i Tutsi allevatori e gli scambi e i matrimoni misti fra i due gruppi erano comuni) in una differenza razziale basata sull'osservazione dell'aspetto fisico degli individui[4]. Essi osservarono che i Twa, un terzo gruppo etnico dell'area, corrispondente ad appena l'1% della popolazione, erano pigmei di bassa statura, gli Hutu di media altezza, mentre i Tutsi (o Vatussi) erano di altezza maggiore, con lineamenti del volto e del naso più sottili[5].

Nel periodo di colonizzazione belga, i Tutsi andarono al potere, mentre agli Hutu erano riservate mansioni più umili e meno retribuite. Dopo sanguinose rivolte e massacri, gli Hutu, con l'accordo dei belgi, presero il potere nel 1959–1962,[6] momento che coincise con l'inizio della lunga persecuzione dei Tutsi. Molti di loro fuggirono nei Paesi limitrofi, soprattutto in Uganda. Nel periodo del genocidio, avvenuto nel 1994, gli Hutu erano il gruppo di popolazione maggiore ed erano Hutu anche i due gruppi paramilitari principalmente responsabili dell'eccidio: gli Interahamwe e gli Impuzamugambi.[7]

  1. ^ Rwanda: the state of Research, su sciencespo.fr. URL consultato il 25 gennaio 2020.
  2. ^ Des Forges, Alison (1999). Leave None to Tell the Story: Genocide in Rwanda, New York, NY: Human Rights Watch.
  3. ^ (EN) Rwanda: How the genocide happened, su BBC.
  4. ^ Mahmood Mamdani, When Victism Become Killers. Colonialism, Nativism, and the Genocide in Rwanda, New York, Princeton University Press, 2001, ISBN 0-691-05821-0.
  5. ^ Gérard Prunier, The Rwanda Crisis. History of a Genocide, New York, Columbia University Press, 1995, pp. 5-6, ISBN 0-231-10408-1.
  6. ^ Lemarchand, René (2002). Disconnecting the Threads: Rwanda and the Holocaust Reconsidered. Idea Journal 7 (1).
  7. ^ Stefano Citati, Le radio dell'Odio incitano al massacro, in la Repubblica, 20 agosto 1998, p. 13.

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