Georg Wilhelm Friedrich Hegel

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Hegel raffigurato in un ritratto del 1831 di Jakob Schlesinger
Firma di Hegel

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (IPA: [ˈɡeːɔɐ̯k ˈvɪlhɛlm ˈfʁiːdʁɪç ˈheːɡl̩]; Stoccarda, 27 agosto 1770Berlino, 14 novembre 1831) è stato un filosofo, storico, giurista e saggista tedesco con cittadinanza prussiana.

Oltre a farsi interprete delle correnti di pensiero a lui contemporanee, come gli illuministi o Kant, si interessa della filosofia antica, della morale cristiana e del valore biografico e mitologico di Gesù. In seguito, con la Fenomenologia dello spirito, il pensiero hegeliano spazia in variegati campi di applicazione teorica, in particolare l’ontologia, l’epistemologia, la metafisica, la logica, la filosofia del diritto, della politica, della storia, della religione e dell’arte.[1]

I suoi contributi filosofici, che portano ad un superamento dei predecessori Fichte e Schelling, rendono Hegel una figura di primo piano in un’eminente cultura della Germania: viene infatti considerato la voce filosofica della monarchia prussiana, divenendo così il massimo filosofo d'Europa.[2]

Conduce una florida carriera accademica, fino a Berlino (dove si insedia sulla cattedra dell'ex docente Fichte). Ivi diviene rettore, e gli ultimi anni della sua vita sarebbero passati all’insegna di una svolta conservatrice da parte del filosofo, la quale andrebbe a contraddire il giovane Hegel, di tendenze liberali e addirittura entusiastiche per la Rivoluzione francese.[3] Di fatto, Hegel si sarebbe pubblicamente posto contro le grandi riforme di matrice liberaldemocratica o anche socialdemocratica in Europa.[4]

  1. ^ Johannes Hirschberger, Geschichte der Philosophie, vol. 2, 3ª ed., Friburgo, Herder, 1957, p. 798, SBN IT\ICCU\IEI\0712316.
  2. ^ Walter Kaufmann, Hegel: A Reinterpretation, Garden City, New York, Doubleday & Co., 1965, pp. 372-373, SBN IT\ICCU\PUV\0562867.
  3. ^ Rosenkranz, p. 130.
  4. ^ Filosofi, in Sprea, n. 717, Segrate, Luca Sprea, p. 85, ISSN 2283-8449 (WC · ACNP).
    «Ormai riconosciuto come uno dei massimi pensatori, Hegel divenne filosofo ufficiale del Regno di Prussia [...] Il pensiero di Hegel, tra il 1819 e il 1830, si adeguò alle nuove ventate reazionarie, facendosi progressivamente sempre più assolutista e decisamente antiliberale. [...] egli dapprima salutò con favore il controllo dello Stato sulla libertà d'insegnamento, e successivamente condannò le rivoluzioni liberali che si stavano operando in Francia e in Belgio. Quanto sia stata sincera la trasformazione del pensiero politico hegeliano è ancora oggetto di accesa discussione tra gli storici della filosofia.»

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