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Motivo: La voce identifica erroneamente, e senza precise fonti autorevoli, a più riprese la figura della grande madre (Ninhursag, Gaia, Terra, Demetra, Cibele, persino la Pachamama incaica), ossia la dea terrestre e ctonia che appartiene all'immaginario archetipico delle popolazioni matriarcali, con quella della vergine celeste (Inanna, Ishtar, Astarte, Afrodite, Venere, fino alla Maria cristiana), ossia la dea celeste (e spesso guerriera, come Inanna e Atena) che appartiene all'immaginario archetipico delle popolazioni patriarcali (che spesso sussunsero le prime).[1]
La Grande Madre, anche Grande Dea, o Dea Madre, è una divinitàfemminile primordiale, rinvenibile in forme molto diversificate in una vasta gamma di culture, civiltà e popolazioni di varie aree del mondo a partire dalla preistoria,[2] sia nel periodo paleolitico, sia in quello neolitico.[3]
^Essa coinvolge quindi le civiltà di cacciatori-raccoglitori del paleolitico, sia quelle già incentrate sull'agricoltura e l'allevamento animale del neolitico, cfr. Vincenzo Iannuzzi, Evoluzione della vita fino alla protostoria: attualità, Elison Publishing, 2019.
^«[Venere] [...] simboleggia la Grande Madre, principio universale femminile cui furono dati tanti nomi secondo le tradizioni. Si chiamava Astoreth tra i Fenici, Ishtar in Mesopotamia, Astarte fra i Semiti, Atar in Arabia, Hathor in Egitto, Cibele, Rea, Urania e Afrodite in Grecia» (Alfredo Cattabiani, Planetario, pag. 84, Mondadori, 2015).