La guerra civile somala è un conflitto scoppiato nel 1986 in Somalia, e tuttora in corso, che abbraccia nel suo complesso tre fasi distinte:
Nel 1992, la grave crisi umanitaria che stava sconvolgendo la Somalia indusse le Nazioni Unite ad un intervento armato nella regione, concretizzatosi con le missioni UNOSOM I (1992), UNITAF (1992-1993) e UNOSOM II (1993-1995); i caschi blu, tuttavia, non raggiunsero l'obiettivo di riappacificare il paese, di fatto divenuto uno Stato fallito.
Altri motivi di conflitto riguardano poi le contese territoriali fra entità statali non riconosciute; prima fra tutti la disputa Somaliland-Puntland.
Nel 2006 l'Unione Africana, al fine di favorire la riconciliazione tra le varie fazioni in lotta, ha istituito la missione AMISOM. Successivamente, nel 2011, è stata avviata l'operazione Linda Nchi, condotta dalle forze somale in collaborazione con forze multinazionali[4], mentre, nell'agosto 2014, il governo ha dato il via all'operazione Oceano Indiano con lo scopo di riconquistare gli ultimi territori controllati dai ribelli[5].
Secondo le stime, dal 1991 sono morte a causa del conflitto circa 500.000 persone[6]. Armed Conflict Location e Event Dataset stima che circa 3.300 persone furono uccise nel 2012[7], mentre nel 2013 le perdite furono 3150.
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