Guerra coloniale portoghese

Guerra coloniale portoghese
Lisbona, monumento ai soldati portoghesi morti nella guerra d'oltremare.
Data1961 - 1974
LuogoTerritori degli attuali Angola, Guinea-Bissau e Mozambico
Casus bellidecolonizzazione
EsitoRitirata finale delle forze portoghesi
Indipendenza delle colonie portoghesi
Schieramenti
Bandiera del Portogallo Portogallo
Supporto da:
Bandiera del Sudafrica Sudafrica
Bandiera della Rhodesia Rhodesia
Angola:
MPLA
FNLA
UNITA
FLEC
Guinea-Bissau:
PAIGC
Mozambico:
FRELIMO
Supporto da:
Bandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
Bandiera della Cina Cina
Bandiera di Cuba Cuba
Bandiera della Jugoslavia Jugoslavia
Bandiera della Bulgaria Bulgaria
Varie nazioni della OAU
Comandanti
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La guerra coloniale portoghese, detta anche in Portogallo guerra d'oltremare e nelle colonie guerra di liberazione (in lingua portoghese Guerra Colonial Portuguesa, Guerra do Ultramar o Guerra de Libertação), fu un lungo conflitto armato svoltosi tra il 1961 e il 1974 nelle colonie africane del Portogallo: Angola, Guinea portoghese e Mozambico. Il Portogallo, retto all'epoca dal regime conservatore, autoritario e fascista dell'Estado Novo di António de Oliveira Salazar, si trovò ad affrontare la guerriglia di una serie di movimenti indipendentisti africani, diversi da regione a regione; il conflitto coinvolse anche diversi attori esterni: gli indipendentisti ebbero l'aperto sostegno delle nazioni dell'Organizzazione dell'unità africana e ricevettero armi e istruttori da Unione Sovietica, Cina e Cuba, mentre i portoghesi ricevettero appoggio dal Sudafrica dell'apartheid e dalla Rhodesia.

In Angola, il movimento indipendentista si ritrovò frammentato in una serie di formazioni distinte, diverse per ideologia e ferocemente ostili l'una con l'altra: il nazionalista Fronte Nazionale di Liberazione dell'Angola (FNLA), il marxista Movimento Popolare di Liberazione dell'Angola (MPLA) e il maoista Unione Nazionale per l'Indipendenza Totale dell'Angola (UNITA). Le divisioni nel campo degli insorti giocarono a favore dei portoghesi: dopo alcune rivolte su ampia scala tentate nel 1961 e ferocemente represse dalle forze di sicurezza, la guerriglia si spostò nelle regioni settentrionali e orientali del paese, sfruttando l'appoggio delle nazioni confinanti ma non riuscendo a stabilire una solida e duratura presenza sul territorio.

Nella Guinea portoghese il movimento indipendentista fu più unitario, raccogliendosi attorno al marxista Partito Africano per l'Indipendenza della Guinea e di Capo Verde (PAIGC); sostenuto dalle nazioni confinanti e sfruttando il terreno impervio, ottimale per le azioni di guerriglia, il PAIGC riuscì a guadagnare il controllo di ampie zone del paese, anche se le controffensive organizzate dal generale portoghese António de Spínola riuscirono a imporre una situazione di precario stallo al conflitto. In Mozambico, i movimenti indipendentisti formarono una precaria coalizione, il Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO), la quale progressivamente si spostò verso posizioni di sinistra; iniziata in ritardo rispetto alle altre regioni, la guerriglia mozambicana riuscì a strappare ai portoghesi il controllo di alcune zone nel nord e nell'ovest del paese, anche se dovette subire alcune imponenti controffensive da parte delle forze di sicurezza.

Con il passare del tempo il peso del conflitto divenne insostenibile per la società portoghese: la rivoluzione dei Garofani del 25 aprile 1974 determinò la fine del regime dell'Estado Novo e il Portogallo si avviò a divenire una nazione democratica. Con il cambio di direzione politica del paese, i nuovi leader accettarono anche le rivendicazioni di indipendenza delle colonie: ebbe così inizio una fase di transizione che si concluse alla fine del 1975 con la proclamazione della piena indipendenza dei territori africani e lo smantellamento di ciò che restava dell'Impero portoghese.


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