Guerra d'indipendenza turca

Voce principale: Caduta dell'Impero ottomano.
Guerra d'indipendenza turca
parte delle Rivoluzioni del 1917-1923
durante le conseguenze della prima guerra mondiale
In senso orario dall'alto a sinistra: la delegazione riunita nel Congresso di Sivas per determinare gli obiettivi del Movimento nazionale turco; civili turchi che trasportano munizioni sul fronte; fanteria del Kuva-yi Milliye; Cavalleria turca a caccia; conquista turca di Smirne; le truppe di Ankara si preparano a partire per il fronte da piazza Ulus.
Data19 maggio 1919 - 11 ottobre 1922 (armistizio)
24 luglio 1923 (pace)
LuogoAnatolia, Transcaucasia, Mesopotamia settentrionale e Tracia orientale
EsitoVittoria decisiva turca[1][2][3]
Modifiche territorialiRitirata delle forze Alleate dalle terre occupate della Turchia
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
35 000[20]
novembre 1920: 86 000
(creazione dell'esercito regolare)[21]
agosto 1922: 271 000[22][Nota 1]
Bandiera della Grecia Grecia: 80 000 (dic. 1919)[23], 200 000 (1922)[24]–250 000[25][26]
Francia: 60 000[27][28]
Bandiera dell'Armenia Armenia: 20 000[29]
Bandiera del Regno Unito Regno Unito:30 000[30]
Impero ottomano: 7 000 (all'apice)[31]
Perdite
41 052 morti[41][42][42]
35 000 feriti[41]
7 000 prigionieri[43]
Bandiera della Grecia Grecia: 24 240 morti[44]
18 095 dispersi
48 880 feriti
4 878 morti fuori dal combattimento
13 740 prigionieri[44][45][Nota 2]
Francia: 7 000 perdite
Bandiera dell'Armenia Armenia: 1 100+ morti[53]
3 000+ prigionieri[54]
264 000 civili greci morti[32]
60 000–250 000 civili armeni morti[33][34]
15 000+ civili turchi uccisi sul fronte occidentale[35]
30 000+ edifici e 250+ villaggi rasi al suolo da militari e civili greci ed armeni.[36][37][38][39][40]
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La guerra d'indipendenza turca (in turco Kurtuluş Savaşı o guerra di liberazione, nota anche come İstiklâl Harbi, guerra d'indipendenza o Millî Mücadele, Campagna nazionale; 19 maggio 1919 - 24 luglio 1923) venne combattuta tra il Movimento Nazionale Turco e la coalizione dei delegati degli Alleati - vale a dire la Grecia sul fronte occidentale, Armenia sul fronte orientale, la Francia sul fronte meridionale, il Regno Unito ed Italia a Costantinopoli (ora Istanbul) - e dei monarchici ottomanisti insieme ad alcune formazioni separatiste, dopo che parti dell'Impero ottomano erano state occupate e ripartite in seguito alla sconfitta degli ottomani nella prima guerra mondiale.[55][56][57] Poche delle truppe britanniche, francesi e italiane occupanti vennero schierate o impegnate nei combattimenti mentre l'Impero riuscì a radunare un numero relativamente basso di soldati leali alla monarchia, perlopiù compattati nel Kuva-yi Inzibatiye (letteralmente Forze dell'Ordine, ma detto anche Esercito del Califfato). Il Movimento Nazionale Turco (Kuva-yi Milliye) in Anatolia culminò nella formazione di una nuova Grande Assemblea Nazionale (GAN, in turco BMM) da parte di Mustafa Kemal Atatürk e dei suoi colleghi. Dopo la fine dei fronti turco-armeno, franco-turco e greco-turco (spesso definiti rispettivamente fronte orientale, fronte meridionale e fronte occidentale della guerra), il Trattato di Sèvres venne abbandonato e vennero firmati i Trattati di Kars (ottobre 1921) e Losanna (luglio 1923). Gli Alleati lasciarono l'Anatolia e la Tracia orientale, e la Grande Assemblea Nazionale Turca decise l'istituzione di una Repubblica di Turchia, che venne dichiarata il 29 ottobre 1923.

Con l'istituzione del Movimento Nazionale Turco, la spartizione dell'Impero ottomano e l'abolizione del sultanato, l'era ottomana e l'Impero giunsero al termine e con le riforme di Atatürk, i turchi crearono il moderno e secolare stato-nazione della Turchia sul fronte politico. Il 3 marzo 1924, il califfato ottomano venne ufficialmente abolito e l'ultimo califfo venne esiliato.

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  2. ^ Secondo John R. Ferris, "La decisiva vittoria turca in Anatolia [...] produsse la più grave crisi strategica tra l'armistizio del 1918 e Monaco, oltre a un cambiamento sismico nella politica britannica [...]". Erik Goldstein and Brian McKerche, Power and Stability: British Foreign Policy, 1865–1965, 2004 p. 139
  3. ^ A. Strahan affermò che: "L'internazionalizzazione di Costantinopoli e dello Stretto sotto l'egida della Società delle Nazioni, attuabile nel 1919, era fuori discussione dopo la completa e decisiva vittoria turca sui greci". A. Strahan, Contemporary Review, 1922.
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  9. ^ The Place of the Turkish Independence War in the American Press (1918-1923) di Bülent Bilmez: "...the occupation of western Turkey by the Greek armies under the control of the Allied Powers, the discord among them was evident and publicly known. As the Italians were against this occupation from the beginning, and started "secretly" helping the Kemalists, this conflict among the Allied Powers, and the Italian support for the Kemalists were reported regularly by the American press." (EN)
  10. ^ Mütareke Döneminde Mustafa Kemal Paşa-Kont Sforza Görüşmesi di Mevlüt Çelebi Archiviato il 22 dicembre 2018 in Internet Archive. (TR)
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  17. ^ "British Indian troops attacked by Turks; thirty wounded and British officer captured-- Warships' guns drive enemy back," New York Times (18 giugno 1920).
  18. ^ "Allies occupy Constantinople; seize ministries; Turkish and British Indian soldiers killed in a clash at the War Office," New York Times (18 marzo 1920).
  19. ^ Le truppe italiane proteggevano i civili turchi, che vivevano nelle aree occupate dall'esercito italiano, dalle truppe greche e accettavano i profughi turchi che dovevano fuggire dalle regioni invase dall'esercito greco. Nel luglio del 1921 l'Italia cominciò a ritirare le sue truppe dall'Anatolia sudoccidentale.
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  33. ^ Ciò secondo le cifre fornite da Aleksandr Myasnikyan, presidente del Consiglio dei commissari del popolo dell'Armenia sovietica, in un telegramma inviato al ministro degli esteri sovietico Georgij Čičerin nel 1921. Le cifre di Myasnikyan vennero suddivise come segue: dei circa 60.000 armeni uccisi dalle armate turche, 30.000 erano uomini, 15.000 donne, 5.000 bambini e 10.000 giovani ragazze. Dei 38.000 feriti, 20.000 erano uomini, 10.000 donne, 5.000 ragazze e 3.000 bambini. Vennero anche segnalati casi di stupro di massa, omicidio e violenza contro la popolazione armena di Kars e Alessandropoli: vedi Vahakn N. Dadrian. (2003). The History of the Armenian Genocide: Ethnic Conflict from the Balkans to Anatolia to the Caucasus. New York: Berghahn Books, pp. 360–361. ISBN 1-57181-666-6.
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