Guerra dei trent'anni

Guerra dei trenta anni
Battaglia della Montagna Bianca
Data23 maggio 1618 - 15 maggio 1648
LuogoEuropa
Casus belliDefenestrazione di Praga
EsitoPace di Vestfalia
Schieramenti
Coalizione anti-asburgica

Stati direttamente coinvolti nel conflitto (anni di coinvolgimento)
Assia-Kassel (1629-35 e 1638-48)
Boemia (1618-20)
Brandeburgo-Prussia (1630-35)
Brunswick-Lüneburg
Bandiera della Danimarca Danimarca (1624-29)
Francia (1628-31 e 1635-48)
Bandiera dell'Inghilterra Inghilterra (1624-28)
Palatinato (1618-32)
Province Unite (1624-29)
Russia (1631-35)
Sassonia (1630-35)
Scozia (1625-38)
Svezia (1630-48)
Transilvania (1618-1626 e 1630-32 e 1643-45)

Stati che fornirono supporto esterno nel conflitto (anni di supporto)
Assia-Kassel (1635-1638)
Francia (1631-35)
Bandiera dell'Inghilterra Inghilterra (1619-22 e 1628-30)
Impero ottomano
Province Unite (1619-24 e 1629-48)
Russia (1629-31)
Savoia (1618-19)
Svezia (1626-30)
Coalizione asburgico-imperiale

Stati direttamente coinvolti nel conflitto (anni di coinvolgimento)
Baviera (1618-46 e 1647-48)
Brandeburgo-Prussia (1635-41)
Confederazione polacco-lituana (1631-34)
Croazia
Bandiera della Danimarca Danimarca (1642-45)
Sacro Romano Impero (1618-48)
Portogallo
Sassonia (1618-19 e 1635-45)
Savoia (1628-31)
Spagna (1619-21 e 1627-42)
Sič di Zaporižžja
Ungheria

Stati che fornirono supporto esterno nel conflitto (anni di supporto)
Confederazione polacco-lituana (1618-20 e 1625-29)
Francia (1619-21)
Spagna (1618-19 e 1621-27 e 1642-48)
Stato Pontificio (1618-29 e 1631-34)
Comandanti
Federico V del Palatinato
Cristiano I di Anhalt-Bernburg
Enrico Matteo di Thurn
Ernst von Mansfeld
Cristiano di Brunswick
Bandiera della Danimarca Cristiano IV
Bandiera della Danimarca

Robert Maxwell
Luigi XIII
Cardinale Richelieu
Cardinale Mazzarino
Marchese di Feuquieres
Enrico II di Borbone-Condé
Duca di Gramont
Gaspard III de Coligny
Gran Condé
Urbain de Maillé-Brézé
Visconte di Turenne
Bandiera dell'Inghilterra

Carlo I d'Inghilterra
Bandiera dell'Inghilterra Duca di Buckingham
Bandiera dell'Inghilterra Barone di Tilbury
Maurizio di Nassau
Piet Pieterszoon Hein
Guglielmo di Nassau
Federico Enrico d'Orange
Maarten Tromp
Ernesto Casimiro
Enrico Casimiro
Michail Borisovič Šein
Bernardo di Sassonia-Weimar
Giovanni Giorgio I di Sassonia
Gustavo II Adolfo
Axel Oxenstierna
Johan Banér
Lennart Torstenson
Gustav Horn
Carl Gustaf Wrangel
Carlo X Gustavo
James Spens
Alexander Leslie
Bandiera dell'Inghilterra James Hamilton
John Hepburn
Gabriele Bethlen
Massimiliano I
Mattia Galasso
Albrecht von Wallenstein
Ferdinando II
Ferdinando III
Franz von Mercy
Johann von Werth
Conte di Pappenheim
Raimondo Montecuccoli
Conte di Holzappel
Ottavio Piccolomini
Arciduca Leopoldo Guglielmo
Karel Bonaventura Buquoy
Conte di Tilly † (1632)
Filippo III
Filippo IV
Conte-Duca di Olivares
Gonzalo Fernández de Córdoba
Ambrogio Spinola
Carlos Coloma
Duca di Feria
Francisco de Melo
Ferdinando d'Asburgo
Ivan Sirko
Effettivi
~ 475 000:
  • 150 000 svedesi
  • 75 000 olandesi
  • ~ 100 000 tedeschi
  • 150 000 francesi
~ 400 000:
  • 220 000 spagnoli, italiani, valloni, fiamminghi e altri sudditi degli Asburgo di Spagna[1]
  • ~ 150-200 000 tedeschi e altri sudditi del Sacro Romano Impero come Boemi, Moravi, ecc.
  • Perdite
    110 000 svedesi[2] (morti per qualsiasi causa)118 000 imperiali[2] (perdite totali)
    almeno 8 000 000 morti[3] (di cui 7 500 000 tedeschi e boemi)[2]
    Altre stime: fino a 12-13 milioni di morti, soprattutto tedeschi[4]
    Voci di guerre presenti su Wikipedia

    Per guerra dei trent'anni si intende una serie di conflitti armati che dilaniarono l'Europa centrale tra il 1618 e il 1648. Fu una delle guerre più lunghe e distruttive della storia europea.[5] La guerra può essere suddivisa in quattro fasi: boemo-palatina (1618–1625), danese (1625–1629), svedese (1630–1635) e francese (1635–1648). Ci sono inoltre storici che riconoscono anche l'esistenza di una quinta fase oltre alle quattro canoniche: il "periodo italiano" (1628-1631), corrispondente alla guerra di successione di Mantova e del Monferrato,[6] assieme al quale si possono prendere in considerazione anche i precedenti scontri in Liguria della guerra Savoia-Genova del 1625.

    Iniziata come conflitto tra gli Stati protestanti e quelli cattolici nel frammentato Sacro Romano Impero, progressivamente si evolvette in una guerra su vasta scala, coinvolgendo la maggior parte delle grandi potenze del Vecchio Continente, inquadrandosi nell'ambito della rivalità franco-asburgica per l'egemonia sulla scena europea.

    La guerra ebbe inizio quando il Sacro Romano Impero cercò d'imporre l'uniformità religiosa sui suoi domini. Gli Stati protestanti del nord, indignati per la violazione dei loro diritti acquisiti con la pace di Augusta, si unirono formando l'unione evangelica. L'impero contrastò immediatamente questa lega, percependola come un tentativo di ribellione, suscitando le reazioni negative di tutto il mondo protestante. La Svezia intervenne nel 1630, lanciando un'offensiva su larga scala nel continente. La Spagna, intenzionata a piegare i ribelli olandesi, intervenne con il pretesto di aiutare il suo alleato dinastico, l'Austria. Temendo l'accerchiamento da parte delle due grandi potenze degli Asburgo, la cattolica Francia entrò nella coalizione a fianco dei territori protestanti tedeschi per contrastare l'Austria.

    La guerra, caratterizzata da gravissime e ripetute devastazioni di centri abitati e campagne, da uccisioni di massa, da operazioni militari condotte con spietata ferocia da eserciti mercenari spesso protagonisti di saccheggi, oltre che da micidiali epidemie e carestie, fu una catastrofe epocale, in particolare per i territori dell'Europa centrale.[7] Secondo l'accademico Nicolao Merker, la guerra dei trent'anni, che avrebbe provocato 12 milioni di morti, fu "in assoluto la maggiore catastrofe mai abbattutasi" sulla Germania.[8]

    Il conflitto si concluse con i trattati di Osnabrück e Münster, che complessivamente prendono il nome di pace di Vestfalia (1648). Gli eventi bellici modificarono il precedente assetto politico delle potenze europee. L'incremento del potere dei Borbone in Francia, la riduzione delle ambizioni degli Asburgo e l'ascesa della Svezia come grande potenza crearono nuovi equilibri di potere nel continente. La posizione dominante della Francia contraddistinse la politica europea fino al XVIII secolo, quando, in seguito alla guerra dei sette anni, la Gran Bretagna assunse un ruolo centrale. Fu sancita una certa libertà religiosa, consentendo ai sudditi di professare - almeno in privato - una religione diversa rispetto a quella del proprio sovrano (obbligo che invece era imposto con la Pace di Augusta del 1555, sancendo la contrapposizione politica tra cattolici e protestanti). Si poneva così fine a oltre un secolo di guerre di religione iniziate con lo scisma luterano. Con la pace di Vestfalia venne stabilito anche il diritto di non ingerenza negli affari interni degli Stati, un principio fondamentale della diplomazia moderna.

    1. ^ A titolo indicativo, la guarnigione di stanza nelle Fiandre, che comprendeva circa la metà degli effettivi totali degli eserciti degli Asburgo di Spagna presenti nello scacchiere europeo, era formata, nel 1640, da circa 109 000 uomini, di cui 88 280 stipendiati. Questi ultimi erano costituiti per un 42% circa da valloni e fiamminghi, per un 20% da spagnoli, per 17% da tedeschi, per un 4% da italiani, ecc. Cfr. Geoffrey Parker, El ejército de Flandes y el Camino Español, Madrid, Alianza Editorial S.A., 1985, Apendice A (Appendice A), ISBN 84-206-2438-1.
    2. ^ a b c Micheal Clodfelter, Warfare and Armed Conflicts: A Statistical Encyclopedia of Casualty and Other Figures, 1492-2015, McFarland, 2017, p. 40, ISBN 978-0-7864-7470-7.
    3. ^ Matthew White, Selected Death Tolls for Wars, Massacres and Atrocities Before the 20th Century, su Necrometrics.
    4. ^ N. Merker, La Germania, pp. 92-93.
    5. ^ (EN) Peter H. Wilson, Europe's Tragedy: A New History of the Thirty Years War (London: Penguin, 2010), 787
    6. ^ Guerra dei Trent'anni, su treccani.it.
    7. ^ N. Merker, La Germania, pp. 91-93.
    8. ^ N. Merker, La Germania, p. 93.

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