Guerra in Iraq

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Guerra in Iraq
(seconda guerra del Golfo)
parte della guerra al terrorismo
Elicotteri multiruolo Black Hawk della 101ª Divisione Aviotrasportata entrano in Iraq durante le fasi iniziali dell'invasione.
Data20 marzo 2003 – 18 dicembre 2011
(8 anni e 274 giorni)
LuogoIraq
CausaInvasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti
Esito
  • Vittoria statunitense
  • Abbattimento del regime di Saddam Hussein e successiva guerra civile e tribale
  • Instaurazione di un regime ufficialmente democratico, con conseguenti elezioni politiche
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Coalizione:
300.000 durante l'invasione
150.000-200.000 dal 2004 in poi
Contractors: 50.000-182 000 (di cui 118.000 iracheni e 64.000 non iracheni)[2]
Curdi (peshmerga):

50.000 durante l'invasione
175.000 attualmente
Nuovo esercito Iracheno: 165.000
Polizia Irachena: 227.000
Esercito Iracheno: 375.000
Sunniti insorti: 60.000
Miliziani del Mahdi: 60.000
Organizzazione Badr[3]: 4.000-10.000
al-Qāʿida: 1.300
Perdite
Morti:
USA: 4.396[4]
Regno Unito: 179[4]
altre nazioni: 139[4]
contractors: 3.814
Forze di sicurezza irachene: 7.460

Feriti:
USA: 31.582
Regno Unito: 315
circa 13.000 contractors
Soldati iracheni morti (esercito di Saddam): 30.000-45.000
Insorti morti: 55.000
Perdite fra la popolazione irachena
Morti violente (marzo 2003-agosto 2007), Opinion Research Survey: 1.033.000 (intervallo 95% c.l.: 946 000-1 120 000. Modalità: 48% armi da fuoco; 20% auto-bomba; 9% bombardamenti aerei; 6% incidenti; 6% altre esplosioni)

Morti totali in eccesso (marzo 2003-giugno 2006), Johns Hopkins/Lancet: 655.000 (intervallo 95% c.l.: 393.000-943.000; di cui 601.000 morti violente)

Morti violente (maggio 2003-novembre 2006), ministro della Sanità iracheno: 100.000-150.000

Morti totali in eccesso (marzo 2003 – giugno 2011), PLOS Medicine Study: 405,000 (60% violento) (intervallo 95% c.l.: 48,000–751,000)[5]

Morti violente (marzo 2003-giugno 2006), Iraq Family Health Survey/Organizzazione Mondiale della Sanità: 104.000-223.000[6][7]

Morti violente fra i civili (marzo 2003-settembre 2007), Iraq body count: 74.427-81.114[8]
Voci di guerre presenti su Wikipedia

La guerra in Iraq (o seconda guerra del Golfo) è stato un conflitto bellico iniziato il 20 marzo 2003 con l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti d'America e terminato il 18 dicembre 2011 col passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene insediate dall'esercito degli Stati Uniti su delega governativa statunitense.

L'obiettivo principale dell'invasione era la deposizione di Saddam Hussein, già da tempo visto con ostilità dagli Stati Uniti per vari motivi: timori (rivelatisi poi infondati) su un suo ipotetico tentativo di dotarsi di armi di distruzione di massa, il suo presunto appoggio al terrorismo islamista, il volersi appropriare delle ricchezze petrolifere del Kuwait e l'oppressione dei cittadini iracheni da parte di una dittatura sanguinaria. L'obiettivo di invadere l'Iraq fu raggiunto rapidamente: il 15 aprile 2003 tutte le principali città erano nelle mani della coalizione e, il 1º maggio, il presidente statunitense George W. Bush proclamò concluse le operazioni militari su larga scala. Tuttavia, il conflitto si tramutò abbastanza presto in una resistenza e in una guerra di liberazione dalle truppe straniere, considerate invasori da molti gruppi armati arabi sunniti e sciiti, per sfociare infine in una guerra civile fra le varie fazioni, causata da una squilibrata gestione del potere (che agevolò le componenti sciite maggioritarie).

I costi umani della guerra non sono ben definibili e sono spesso oggetto di dibattito. Più in generale, il bilancio dell'intera guerra risulta difficile in quanto, a fronte della deposizione di Saddam e dell'instaurazione di una democrazia formale, si è avuto un netto aumento delle violenze settarie in Iraq, una penetrazione di al-Qāʿida nel Paese e, in generale, un calo della sicurezza dei cittadini.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 22 maggio 2003 approvò la risoluzione n. 1483 con la quale sollecitava la Comunità Internazionale a contribuire alla stabilità ed alla sicurezza del Paese iracheno. Il 15 luglio 2003 iniziò la missione italiana denominata «operazione Antica Babilonia» alle dipendenze delle forze britanniche nel sud del Paese nella regione di Dhi Qar. Il 16 ottobre 2003, il Consiglio di Sicurezza approvò all'unanimità, ai sensi del capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite, la risoluzione nº 1511 del 16 ottobre 2003 sull'Iraq che gettava le basi per una partecipazione internazionale e delle Nazioni Unite alla ricostruzione politica ed economica dell'Iraq e al mantenimento della sicurezza.

Fin da prima dell'inizio della guerra, l'ipotesi di un'invasione dell'Iraq scatenò malumori in tutto il mondo, contrapponendo chi la riteneva necessaria e chi la considerava un crimine. Oltre all'opinione pubblica, le polemiche si svilupparono anche sul piano internazionale: in Europa, la Francia e la Germania si opposero fin dall'inizio all'intervento, mentre il Regno Unito offrì il suo supporto politico e militare. Dopo che la guerra contro l'Iraq di Saddam Hussein terminò, l'Italia dislocò i suoi reparti nel sud del Paese con base principale a Nāṣiriya, sotto la guida inglese. Questa partecipazione suscitò forti polemiche.

Delle battaglie sono proseguite a fasi alterne durante l'occupazione e anche dopo il ritiro statunitense nel 2011 fino a culminare nel 2014 in una nuova guerra civile in Iraq, che ha portato alla creazione dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante.

  1. ^ L'Esercito del Mahdi, capeggiato da Muqtada al-Sadr, si è scontrato con gli statunitensi durante il 2004; da allora (specie dopo l'ingresso di al-Sadr nella coalizione che sostiene il governo) vi è una fragile tregua fra le due parti.
  2. ^ Il New York Times. del 1º ottobre 2007 sostiene che dei circa 160.000 "contractors" in Iraq, solo circa 50.000 siano veri e propri mercenari
  3. ^ L'organizzazione Badr non si è mai scontrata con gli statunitensi ed è inoltre legata ad uno dei principali partiti che sostengono il governo, il SIIC.
  4. ^ a b c Dal sito icasualties.org., aggiornato al 1º ottobre 2007
  5. ^ Amy Hagopian, Abraham D. Flaxman, Tim K. Takaro, Sahar A. Esa Al Shatari, Julie Rajaratnam, Stan Becker, Alison Levin-Rector, Lindsay Galway, Berq J. Hadi Al-Yasseri, William M. Weiss, Christopher J. Murray, Gilbert Burnham e Edward J. Mills, Mortality in Iraq Associated with the 2003–2011 War and Occupation: Findings from a National Cluster Sample Survey by the University Collaborative Iraq Mortality Study, in PLOS Medicine, vol. 10, n. 10, 15 ottobre 2013, pp. e1001533, DOI:10.1371/journal.pmed.1001533, PMC 3797136, PMID 24143140.
  6. ^ "Iraq Family Health Survey". New England Journal of Medicine 31 January 2008
  7. ^ Dal sito della OMS., studio pubblicato a gennaio 2008
  8. ^ Dal sito iraqbodycount.org., aggiornato al 1º ottobre 2007

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