Lingua pahlavi

Pahlavi
Parlato inPersia
PeriodoIV secolo a.C. - VII secolo
Locutori
Classificaestinta
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue indoiraniche
  Lingue iraniche
   Lingue iraniche occidentali
    Lingue iraniche sudoccidentali
     Lingua persiana antica
Codici di classificazione
ISO 639-2pal
ISO 639-3pal (EN)
Glottologpahl1241 (EN)

Il termine pahlavi si riferisce al medio persiano, lingua usata anche nei testi religiosi della tradizione zoroastriana. Esso rappresenta la fase media della storia della lingua persiana, quindi, la continuazione diretta dell’antico persiano d’epoca Achemenide (secoli VI- IV a. C.) e l’antecedente del neopersiano. Diffuso inizialmente nell’Iran sud-occidentale (Pārs) divenne la lingua ufficiale e letteraria dell'impero sasanide (secoli III-VII d.C.). Ben presto, si espanse in direzione settentrionale e nordorientale, soppiantando gradualmente lingue e dialetti iranici.

Al termine di questi processi plurisecolari, il medio persiano già all’epoca della conquista araba (secoli VII-VIII d.C.), era diffuso in una cospicua parte del territorio degli odierni Iran, Afghanistan e Asia Centrale, comprese le distese del Khorasan.[1] Il medio persiano, insieme al partico o arsacide, lingua dell’impero arsacide (secoli III a. C. III d.C.), costituisce il gruppo occidentale delle lingue medio iraniche. In realtà, il termine pahlavi è denominazione impropria poiché pahlavīk è la continuazione settentrionale dell’etnonimo antico iranico parthava “partico” e quindi si presta meglio ad indicare il dialetto nord-occidentale (partico o arsacide). Invece, il dialetto che è alla base del medio persiano dei testi zoroastriani è fondamentalmente affine al parsik “persiano”, dialetto sud-occidentale.

Fra tutte le lingue medio iraniche, il medio persiano è quella che offre il maggior numero di documenti. Sono conservate monete con legende, iscrizioni su vasi, sigilli, gemme ecc. Dal III-IV secolo si conservano iscrizioni scolpite in nome dei sovrani sasanidi e di personalità politiche e religiose di quell’epoca in Iran. Tuttavia, la documentazione principale per lo studio del medio persiano è fornita dalla vasta letteratura di contenuto religioso (zoroastriano) e profano, composta all’epoca del dominio sasanide e nei primi secoli successivi alla conquista araba (secoli VII-VIII d. C.). Grande è anche l’importanza dei documenti manichei rinvenuti all’inizio del XX secolo nell’oasi di Turfan (Turkestan cinese).[1] Tra questi, il manoscritto del salterio (sec. VII d.C.) rappresenta il più antico manoscritto esistente di letteratura pahlavi.[2] Tracce del medio persiano sono state ritrovate anche in una collezione di papiri redatti in Egitto durante l'occupazione sasanide per mano di Cosroe II (619-629 d.C.).

  1. ^ a b M. Oranskij, Le lingue iraniche, edizione italiana a cura di A. V. Rossi, Napoli, 1973., p. 71-74.
  2. ^ Ph. Gignoux. ‘Pahlavi Psalter’ in Enclyclopaedia Iranica., su iranicaonline.org.

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