Lyndon B. Johnson

Lyndon B. Johnson

36º Presidente degli Stati Uniti d'America
Durata mandato22 novembre 1963 –
20 gennaio 1969
Vice presidenteHubert Humphrey
PredecessoreJohn Fitzgerald Kennedy
SuccessoreRichard Nixon

37º Vicepresidente degli Stati Uniti d'America
Durata mandato20 gennaio 1961 –
22 novembre 1963
PresidenteJohn Fitzgerald Kennedy
PredecessoreRichard Nixon
SuccessoreHubert Humphrey

Leader della Maggioranza del Senato degli Stati Uniti d'America
Durata mandato3 gennaio 1955 –
3 gennaio 1961
PredecessoreWilliam F. Knowland
SuccessoreMike Mansfield

Leader della Minoranza del Senato degli Stati Uniti d'America
Durata mandato3 gennaio 1953 –
3 gennaio 1955
PredecessoreStyles Bridges
SuccessoreWilliam F. Knowland

Whip della Maggioranza del Senato degli Stati Uniti d'America
Durata mandato3 gennaio 1951 –
3 gennaio 1953
PredecessoreFrancis J. Myers
SuccessoreLeverett Saltonstall

Senatore degli Stati Uniti per il Texas
Durata mandato3 gennaio 1949 –
3 gennaio 1961
PredecessoreW. Lee O'Daniel
SuccessoreWilliam A. Blakley

Membro della Camera dei rappresentanti - Texas, distretto n.10
Durata mandato10 aprile 1937 –
3 gennaio 1949
PredecessoreJames P. Buchanan
SuccessoreHomer Thornberry

Dati generali
Partito politicoDemocratico
UniversitàUniversità Statale del Texas
Università di Georgetown
ProfessioneImprenditore agricolo
FirmaFirma di Lyndon B. Johnson

Lyndon Baines Johnson, anche chiamato con le iniziali LBJ (Stonewall, 27 agosto 1908Stonewall, 22 gennaio 1973), è stato un politico statunitense, 36º presidente degli Stati Uniti d'America dal 1963 al 1969. In precedenza 35º Vicepresidente dal 1961 al 1963, assunse la Presidenza dopo l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dallas il 22 novembre 1963. Democratico del Texas, nella sua carriera politica fu anche deputato e leader di maggioranza al Senato dal 1955 al 1961; fu una delle sole 3 persone ad aver ricoperto tutte le 4 cariche federali.

Johnson fu confermato presidente alle presidenziali del 1964, quando sconfisse il senatore dell'Arizona Barry Goldwater, ottenendo un clamoroso 61,05% nel voto popolare: promosse un ampio piano di riforme sociali e di avanzamento dei diritti civili della popolazione nera, fin allora segregata. I programmi, nominati sommariamente Great Society, migliorarono le condizioni di vita di milioni di americani poveri. Si tradussero in una nuova legislazione federale - approvata grazie a una schiacciante maggioranza Democratica al Congresso, e alle doti di persuasione e pressione di Johnson - che si proponeva di azzerare l'ingiustizia razziale, ampliare la radiodiffusione pubblica, estendere Medicare e Medicaid, investimenti nell'istruzione, nelle arti, nello sviluppo urbano e rurale, nei servizi pubblici. In materia di immigrazione, egli promosse una più grande ondata migratoria da Paesi fuori dall'Europa.

In politica estera, Johnson patrocinò un'intensificazione della guerra del Vietnam. Dopo la Risoluzione del Golfo del Tonchino, passata al Congresso nel 1964, egli ottenne il potere di usare le forze militari nell'Asia Sudorientale senza dover chiedere una dichiarazione di guerra ufficiale. Il crescente coinvolgimento nella lotta al Vietnam comunista del Nord occupò e consumò la sua Amministrazione e la sua autorità politica: timoroso di un'estensione del potere comunista in Asia - la cosiddetta Teoria del domino - Johnson reagì schierando massicciamente le truppe americane. Dal dispiegamento di 16 000 consiglieri militari in teoria senza impiego diretto in combattimento nel 1963, si arrivò all'impiego di oltre 500 000 soldati nel 1968, impiegati costantemente nelle cruente missioni di ricerca e distruzione. Le perdite di americani crebbero, senza che si profilasse all'orizzonte una vittoria militare o una pace favorevole. Come reazione, negli USA nacque un potente, aggressivo movimento anti-guerra, principalmente tra i giovani studenti maschi dei campus americani, allora coscritti nella leva obbligatoria.

Inoltre, a partire dall'estate 1965 iniziarono gravi tumulti urbani nelle principali città USA, aumentando il tasso dei crimini, mentre gli oppositori di Johnson invocavano politiche "Legge e ordine" per contrastare i fenomeni violenti. All'inizio del 1968, la popolarità di Johnson era crollata: il pubblico era ormai frustrato e furente sia per la guerra in Indocina sia per la crescente violenza nelle strade. Le crescenti divisioni all'interno della sua Amministrazione e l'inquietante situazione di stallo della nazione avevano profondamente lacerato il Partito Democratico, all'interno del quale oramai elementi dell'ala anti-guerra denunciavano apertamente Johnson. Dopo il risultato deludente delle primarie in New Hampshire - nel quale Eugene McCarthy, esponente dell'ala contro la guerra, ottenne un sorprendente 42% contro il presidente in carica - Johnson rinunciò il 31 marzo a ricandidarsi per un nuovo mandato e annunciò il proprio ritiro dalla vita politica.

Con l'elezione di Richard Nixon si ruppe la "New Deal Coalition", quel formidabile aggregato di blocchi politici e sociali che dall'elezione di F.D. Roosevelt dominò la politica americana dal 1932 alla fine degli anni sessanta, con la parentesi della presidenza di Dwight D. Eisenhower.


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