Michelangelo Antonioni

Michelangelo Antonioni
Statuetta dell'Oscar Oscar onorario 1995

Michelangelo Antonioni (Ferrara, 29 settembre 1912Roma, 30 luglio 2007) è stato un regista, sceneggiatore e montatore italiano, considerato tra i maggiori cineasti della storia del cinema[1][2][3]. Autore di riferimento del cinema moderno[4][5], fin dall'esordio nel 1950 con Cronaca di un amore, pellicola che «segna la fine del neorealismo e la nascita di una nuova stagione del cinema italiano»[6], Antonioni ha firmato alcune delle pagine più intense e profonde[7] del cinema degli anni sessanta e settanta.

In particolare, tra il 1960 e il 1962, grazie alla sua celebre "trilogia dell'incomunicabilità", composta dai tre film in bianco e nero L'avventura, La notte e L'eclisse (con protagonista la giovane Monica Vitti, al tempo compagna di Antonioni anche nella vita), considerati a buon diritto le prime opere cinematografiche che affrontano i moderni temi dell'incomunicabilità, dell'alienazione e del disagio esistenziale[8], Antonioni riesce a «rinnovare la drammaturgia filmica»[6] e a creare un forte «smarrimento» tra pubblico e critica, che accolgono queste opere «formalmente molto innovative» in «maniera contrastante»[9].

Con i successivi Il deserto rosso (1964, Leone d'oro al miglior film alla Mostra di Venezia) e Blow-Up[10] (1966, Palma d'oro al Festival di Cannes del 1967) si consacra definitivamente all'attenzione internazionale vincendo i più prestigiosi Festival cinematografici. Negli anni settanta prosegue la sua ricerca sulla «crisi della modernità»[6], con opere discusse e innovative quali Zabriskie Point del 1970 (un atipico road movie di grande originalità formale e narrativa e di forte critica al consumismo[11]) e Professione: reporter del 1975.

  1. ^ Alain Robbe-Grillet, in Tassone 2002.
    «Per me Antonioni è il più grande regista vivente al mondo. L'insieme della sua opera è qualcosa di assolutamente monumentale, è un'opera che implica una vera e propria metafisica, un'opera che può essere studiata nelle Università come Flaubert e Mallarmé
  2. ^ Claude Sautet, in Tassone 2002.
    «Antonioni ha rivoluzionato il cinema. Nei primi tre quarti d'ora de L'avventura, nel finale di Blow-Up, nella prima parte di Professione reporter, Antonioni è riuscito ad entrare in zone e situazioni narrative mai esplorate prima, è riuscito cioè a servirsi di elementi di cui non ci si serviva, a creare delle tensioni insostenibili, un po' come in Jeux di Debussy".»
  3. ^ Brunetta 1982, p. 738.
    «[...] già nel 1961 Antonioni è assunto a forza nell'empireo dei massimi maestri del cinema mondiale e per merito dell'Avventura e della Notte, oltre che della Dolce vita [di Federico Fellini], il cinema italiano riguadagna quel prestigio che alla fine degli anni cinquanta appariva un po' appannato.»
  4. ^ Francis Ford Coppola, in Tassone 2002.
    «Ha lasciato un'impronta su centinaia di registi contemporanei.»
  5. ^ Stanley Kubrick, in Tassone 2002.
    «Antonioni è il grande artista del nostro tempo.»
  6. ^ a b c Le Garzantine - L'Universale Cinema, 2006, p. 37
  7. ^ Akira Kurosawa, in Tassone 2002.
    «Nell'indagine dei sentimenti è sceso a profondità insondabili.»
  8. ^ Claude Sautet, in Tassone 2002.
    «Antonioni è stato il primo a trattare della difficoltà di comunicare. Forse è il vero erede di Pavese. Nei suoi film l'uomo non agisce, non è attivo, è complessato di fronte all'attivismo sentimentale, sensuale, creativo delle donne.»
  9. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Tassone
  10. ^ (DE) Brigitte Tast e Hans-Jürgen Tast, light room - dark room. Antonionis "Blow-Up" und der Traumjob Fotograf, collana Kulleraugen Vis.Komm., n. 44, Schellerten, 2014, ISBN 978-3-88842-044-3.
  11. ^ Alberto Moravia, È esplosa anche l'arte di Antonioni, in Zabriskie point, Bologna, Cappelli, 1970.
    «la grande originalità formale di Zabriskie Point sta proprio nella maledizione finale che proietta il film fuori dalla durata narrativa [...]»

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