Neoplatonismo

Il neoplatonismo è quella particolare interpretazione del pensiero di Platone che venne data in età ellenistica, e che riassume in sé diversi altri elementi della filosofia greca, diventando la principale scuola filosofica antica a partire dal III secolo d.C.[1]

Gruppo di filosofi e astrologi ritratti da Raffaello nella Scuola di Atene, tra cui in alto a destra si distingue, avvolto nel suo mantello rosso, un personaggio solitario identificato con Plotino.[2]

Sorto in età imperiale romana, il neoplatonismo andrà poi ad influenzare soprattutto la filosofia occidentale, sia cristiana che moderna, distinguendosi dal platonismo di marca bizantina, rimasto ancorato a una lettura tradizionale di Platone.[3]

  1. ^ Il termine "neoplatonismo" è stato coniato solo nel XIX secolo per indicare appunto quelle nuove interpretazioni che si erano andate via via sovrapponendo a partire dall'età ellenistica, ma che erano sempre state identificate col pensiero stesso di Platone, ritenuto quasi un loro capostipite (cfr. Cenni sulla tradizione platonica), su parodos.it. URL consultato il 10 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2016).
  2. ^ Giovanni Reale, Raffaello: la "Scuola di Atene", § XV, pag. 37, Milano, Rusconi, 1997.
  3. ^ Dopo la possente rielaborazione dell'età ellenistica, lo scisma dell'880 d.C. tra la Chiesa greca e la Chiesa romana separò il destino del platonismo greco-bizantino, che avrebbe continuato a conoscere e commentare le opere di Platone e dei suoi epigoni, da quello occidentale, che dopo aver seguito un proprio autonomo itinerario filosofico, a partire dal Rinascimento avrebbe integrato questo suo patrimonio con la riscoperta dell'originaria tradizione neoplatonica.

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