Nicolò Bombacci | |
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Deputato del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 1º dicembre 1919 – 25 gennaio 1924 |
Legislatura | XXV, XXVI |
Circoscrizione | Romagna (XXV), Trieste (XXVI) |
Sito istituzionale | |
Segretario del Partito Socialista Italiano | |
Durata mandato | 11 ottobre 1919 – 25 febbraio 1920 |
Predecessore | Costantino Lazzari |
Successore | Egidio Gennari |
Dati generali | |
Partito politico | PSI (1903-1921) PCI (1921-1927) Indipendente (1927-1943) PFR (1943-1945) |
Professione | Insegnante, Politico |
Nicolò Bombacci, detto anche Nicola o Nicolino[1] (Civitella di Romagna, 24 ottobre 1879 – Dongo, 28 aprile 1945), è stato un politico e rivoluzionario italiano della prima metà del XX secolo.
Dirigente socialista durante la prima guerra mondiale e il primo dopoguerra, entusiasmato da Lenin e dalla rivoluzione d'ottobre, fu nel 1921 uno dei fondatori del Partito Comunista d'Italia, assieme ad Amadeo Bordiga, Bruno Fortichiari, Umberto Terracini, Onorato Damen ed Antonio Gramsci. In quegli anni egli era uno degli avversari politici più temuti e odiati dai fascisti conservatori in quanto, pur essendo amico di Benito Mussolini, veniva idolatrato con passione dai suoi sostenitori[2].
Dopo l'instaurazione della dittatura fascista rimase in Italia e negli anni trenta si avvicinò al Regime in maniera indipendente, dirigendo la rivista La Verità. Partecipò alla creazione della Repubblica Sociale Italiana (RSI)[3][4], convinto che la socializzazione dell'economia fosse la realizzazione della rivoluzione in favore dei lavoratori. Venne catturato dai partigiani alla fine della seconda guerra mondiale insieme al Duce e fucilato a Dongo assieme ad Alessandro Pavolini nell'aprile del 1945.
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